E' una resurrezione Carlo Scarpa ritrovato nel Negozio Olivetti

Il negozio Olivetti a Venezia A destra si leviga il fine mosaico Sotto, due interni con la scala «costata un sacco di soldi»
Erano seduti in tre, a quel tavolino del Caffè Florian, in Piazza San Marco, quella mattina del 1957: Adriano Olivetti, Renzo Zorzi - suo «ministro degli Esteri» in laguna - e Carlo Scarpa. E Olivetti disse a Scarpa: «Gradirei avere un biglietto da visita Olivetti a Venezia...». Nacque così, oltre cinquant'anni fa l'idea del Negozio Olivetti, divenuto subito tra i capolavori dell'architettura scarpiana. Ieri, per esso, un altro momento storico: quello della rinascita e della riapertura, dopo anni di incuria. Un recupero dopo anni e anni di degrado, trasformato in un «bazar» per il suo sfruttamento turistico-commerciale, seguito all'abbandono della Olivetti, in affitto dalle Assicurazioni Generali, le proprietarie. E' stata infatti presentata a Palazzo Ducale la riapertura del "tempio" scarpiano dopo l'esemplare intervento di restauro - finanziato dalle stesse Generali «pentite», con un costo che si aggirerebbe sui 300 mila euro - e curato dall'architetto Gretchen Alexander sotto il controllo del Soprintendente ai Beni Architettonici di Venezia Renata Codello. A gestire il Negozio Olivetti sarà il Fai, il Fondo per l'Ambiente Italiano, che ne farà soprattutto uno spazio visitabile da tutti, museo di sé stesso - ma si spera adibito anche come un tempo a piccoli eventi espositivi di qualità legati a Scarpa, come ha sottolineato il presidente del Comitato legato al grande architetto, Pio Baldi - aperto già da domani e gratuito per gli studenti di Architettura, che potranno ammirare nuovamente la purezza dello spazio, la cura straordinaria del dettaglio, il disegno architettonico. In una parola, il segno di Carlo Scarpa, in cui - come diceva un suo grande assistente come Arrigo Rudi - «la voglia di toccare, di sfiorare certe dorature, di seguire un certo tipo di lavorazione del metallo, è irresistibile». Un segno assistito dalla memoria fotografica di Scarpa per oggetti e materiali, capace di notare in bottega un pezzo di marmo nero del Belgio e ricordarsene, anni dopo, per la vasca del Negozio Olivetti. Anche il sindaco Giorgio Orsoni ha sottolineato ieri come il Negozio Olivetti «sia uno spazio che da sempre alberga nel cuore dei Veneziani, il degrado degli ultinmi anni preoccupava tutti». La presidente mazionale Ilaria Borletti Buitoni e quella regionale del Veneto Maria Camilla Bianchini d'Alberigo hanno sottolineato tra l'altro come il Negozio Olivettio sarà aperto cinque giorni alla settimana, con la cura che il Fondo riserva ai luoghi che recupera. L'architetto Codello - con Gretchen Alexander - hanno sottolineato la complessità del restauro artigianale dello spazio di Scarpa, «una sorta di caccia al tesoro», con il recupero dello «stucco colore dell'aria», poi sommerso sotto un ambiguo giallo. Lo storico dell'architettura Francesco Dal Co ha parlato di Scarpa «architetto bizantino», prima che veneziano, «con i piedi affondati nella tradizione». Emozionato anche il figlio Tobia Scarpa, per il senso di restituzione filologica dell'opera del grande architetto
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