Egidio Meneghetti, il farmacologo che difese la Patavina Libertas

Veronese, combattente della Grande Guerra, diventa il più giovane dei professoti dell’università di Padova. Dopo la caduta di Mussolini, nel 1943, entra nel Partito d’Azione e diventa «anima e braccio» della Resistenza veneta. Catturato dalla banda Carità, viene trasferito in un lager a Bolzano. Dopo la Liberazione diventa rettore del Bo
PIEROBON - RITRATTI ANPI - EGIDIO MENEGHETTI
PIEROBON - RITRATTI ANPI - EGIDIO MENEGHETTI

PADOVA. Nato a Verona nel 1892, figlio del direttore dell’Ospedale psichiatrico, Egidio Meneghetti prosegue la tradizione medica paterna. Studia e si laurea in Medicina a Padova e partecipa valorosamente alla Prima Guerra Mondiale, prima sul fronte di Gorizia, poi sull’Altopiano di Asiago come giovane ufficiale medico quattro volte decorato. Alla Grande Guerra Meneghetti partecipa con la convinzione entusiasta e sofferta degli interventisti democratici, giovani intellettuali particolarmente numerosi nel mondo delle professioni intellettuali - fra loro molti medici, avvocati, insegnanti che intendono e vivono il conflitto come quarta guerra di indipendenza nazionale, come scontro fra le democrazie e l’autoritarismo clericale dell’Impero Austro Ungarico, come passaggio doloroso ma necessario riservato alle nazioni oppresse nella strada della conquista della loro indipendenza e dignità. Sono giovani che vivono intensamente l’esperienza della guerra di trincea con i suoi dolori, le sue crudeltà, i suoi lutti quotidiani come momento di avvicinamento e fusione fra le classi popolari e i ceti intellettuali; sono giovani ufficiali di complemento spesso umani ed aperti con i loro soldati, del tutto alieni dal disprezzo degli ufficiali di carriera nei confronti del soldato semplice, vissuto come vile e infingardo, ingiustamente incolpato della tragica rotta di Caporetto.

Questi giovani che nell’esperienza terribile della guerra maturano sentimenti genuinamente democratici e conoscono da vicino le classi popolari, nei cui confronti nutrono sentimenti di affetto e di comprensione, saranno fra i più fieri avversari della retorica nazionalista e fascista che, nel Primo Dopoguerra, si ammanterà del mito della Vittoria Mutilata : l’esperienza quotidiana del rapporto sul campo con i proletari in divisa li spingerà a guardare con attenzione e rispetto alle grandi rivendicazioni sociali che i lavoratori esprimono nel Biennio Rosso,a denunciare il legame evidente fra il Fascismo e le classi dominanti, che non intendono rinunciare ad alcuno dei loro privilegi. Negli anni Venti, dunque, Egidio Meneghetti si schiera con i gruppi di ex combattenti democratici e antifascisti che hanno i loro punti di riferimento in uomini come Gaetano Salvemini, Silvio Trentin, Guido Bergamo, Ferruccio Pari, Carlo Rosselli. La sua militanza politica avviene nel gruppo di « Italia Libera». Con la definitiva abolizione delle libertà democratiche dovuta alle leggi « fascistissime» del 1925-26 si apre per Meneghetti un lungo periodo di astensione obbligata dall’impegno politico. Al contrario cresce e si rafforza il suo impegno di ricercatore e di maestro nel campo della farmacologia: nel 1927 partecipa ad un concorso per la cattedra di Farmacologia e Tossicologia bandito dall’Università di Camerino, si classifica primo; verrà però chiamato alla Università di Palermo, dove rimane, distinguendosi per le sue qualità non comuni di scienziato e di didatta, fino al 1932. Alla fine di quell’ anno Egidio Meneghetti fa il suo rientro, come professore ordinario di farmacologia, a Padova. Ha di poco superato i 40 anni, ed è il più giovane dei 55 professori ordinari dell’intera Università. Sarà Direttore dell’Istituto di Farmacologia dal 1933 al 1945. Durante questo lungo periodo Meneghetti, che non ha certo mutato le sue convinzioni nei confronti del Fascismo mantiene un atteggiamento caratterizzato dal silenzio, dal lavoro, dall’impegno nella ricerca scientifica.

Il ritorno all’impegno politico di Egidio Meneghetti è contemporaneo alla caduta di Mussolini del Luglio 1943; è di quell’ epoca il suo ingresso nel Partito d’Azione, che ha nel Veneto rappresentanti importanti in Norberto Bobbio, Leopoldo Ramanzini, Enrico Opocher, Agostino Zanon Dal Bo, Antonio Giuriolo. A settembre di quell’ anno Concetto Marchesi è nominato rettore dell’ Università dal Governo Badoglio; il latinista siciliano, di cui tutti conoscono le profonde e antiche convinzioni comuniste, sceglie come suo primo collaboratore, prorettore appunto, il farmacologo veronese. Marchesi e Meneghetti si impegnano a fondo nel tentativo - rivelatosi ben presto impossibile - di garantire la Universa Universis Patavina Libertas pur in presenza di un governo dittatoriale asservito all’occupatore tedesco. Ma a Dicembre del 1943 il tentativo si dimostra impraticabile: Marchesi si rifugia in Svizzera e Meneghetti inizia un suo impegno, che diventerà totale, di direzione del neonato Comitato di Liberazione Nazionale del Veneto. Ben presto il suo studio di Direttore dell’Istituto di Farmacologia diventerà la sede di tante riunioni dei dirigenti in clandestinità della Resistenza Veneta.

Il 16 Dicembre 1943 Egidio Meneghetti perde in un bombardamento che devasta il quartiere padovano dell’Arcella, in cui abitava, la moglie Maria, che aveva sposato nel 1928 e l’unica figlia, la quattordicenne Lina. Da allora Meneghetti si butta a capofitto nel lavoro clandestino di capo della Resistenza: diviene - così lo ricorderà Norberto Bobbio - l’ anima e il braccio della Resistenza Veneta. E così sarà per tutto il 1944. Meneghetti si occupa di tutto: dei rapporti spesso difficili e tesi fra le diverse forze politiche che costituiscono il CLN, dei contatti con le Missioni Alleate che operano nel Veneto, del reperimento di fondi da parte di finanziatori che sostengono la Resistenza nelle sue esigenze militari e logistiche, dei frequenti contatti con il CLN Alta Italia che dirige da Milano l’intero movimento resistenziale. Moltissimi dei testi che il CLN del Veneto diffonde, attraverso una rete capillare di stampatori clandestini, in tutta la Regione sono opera di Egidio Meneghetti. Interi numeri del periodico « Fratelli d’Italia» sono opera sua. La sua azione di agitazione e di organizzazione politica coesiste con l’ adempimento dei suoi doveri accademici fino a Novembre 1944: da allora Meneghetti entra in clandestinità e si fa ricoverare, per finte terapie, nella Casa di Cura Villa Antenore del Prof Palmieri, situata nelle vicinanze del Prato della Valle. L’ arrivo a Padova della banda guidata dal Maggiore fascista Mario Carità, drammaticamente abile nell’infiltrarsi fra i gruppi di resistenti e nel provocare, con le torture, le lusinghe e le minacce la « caduta» di molti fra loro comporta, fra novembre 1944 e gennaio 1945, il disarticolarsi delle forze organizzate della Resistenza: sono catturati i capi garibaldini del Triveneto, viene attirato in un tranello ed ucciso il capo dei partigiani di GL, l’ing. Otello Pighin; stessa sorte spetta al capo dei garibaldini padovani, il bolognese Franco Sabatucci. Meneghetti e quasi tutti i componenti del CLN Veneto vengono arrestati nel Gennaio 1945, approfittando del cedimento, anzi del tradimento di un militare che ha aderito al Partito d’Azione. Il 24 marzo Egidio Meneghetti, che è stato sottoposto dagli sgherri di Mario Carità a pestaggi e torture viene tradotto al lager di Bolzano. Ne uscirà, assieme a tanti altri resistenti padovani e veneti, il 30 aprile 1945.

Egidio Meneghetti tornerà ai suoi impegni scientifici e accademici: dal 1945 al 1947 sarà rettore dell’università. Sarà presidente della Società Italiana di Farmacologia, lavorerà alacremente all’introduzione in Italia della chemioterapia, diverrà socio nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei Ciò non gli impedirà di proseguire il suo impegno civile e politico, prima nel Partito d’Azione, poi nel Partito Socialista, per il quale fu Consigliere Comunale a Padova. A metà degli anni’50, a testimoniare la preziosa multiformità del suo ingegno e la profondità del suo sentire, uscirono le poesie in dialetto veronese, la sua lingua materna. Poesia civile - ancora celebre e molto apprezzata la sua Partigiana Nuda - ma non solo: riflessione sulla natura e sul dolore, senso profondo della fraternità umana, compassione come scoperta della comune debolezza dell’ essere umano: «Poesia - sono parole sue - come anelito di comunicazione, di comprensione, con altre sofferenze e speranze e fedi ».

Il 4 Marzo 1961, dopo un malore che lo aveva colto alla Stazione Ferroviaria di Padova, Egidio Meneghetti «scienziato e patriota, combattente per la libertà» - come lo chiama la sua biografa Chiara Saonara - cessava di vivere. A Egidio Meneghetti l’Università di Padova ha intitolato il suo Dipartimento di Farmacologia e Anestesiologia.

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