Elvis, capo della comunità, si converte al Cristianesimo

Seferovic è musulmano: "Ma il credo cattolico è tolleranza e solidarietà. Voglio dare un segnale di integrazione"
Il capo comunità del campo nomadi di via Bassette
Il capo comunità del campo nomadi di via Bassette

PADOVA. Non sarà una semplice messa di Natale quella della vigilia al campo nomadi di via Bassette. L'evento, già unico, sarà anche la cornice della conversione di Elvis Seferovic, padrone di casa del campo, da musulmano a cristiano. La Notte Santa sarà dunque il battesimo, quantomeno simbolico, dello zingaro più famoso di Padova. E con lui tutta la tribù potrebbe scegliere la religione cristiana.

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Se così fosse sarebbe un battesimo di gruppo. Nell'insediamento, che esiste dal 2008 e che nel corso degli anni è stato ridimensionato dalle giunte Zanonato-Rossi del 50%, ci sono tre nuclei familiari, tutti appartenenti alla famiglia Seferovic: 22 adulti e 38 minori. «Io sono pronto alla conversione», rivela Elvis, capo tribù, «con me mia moglie e, forse, in futuro potremo battezzare i nostri figli e i nostri nipoti. Non siamo mai stati musulmani particolarmente ferventi, dunque speriamo che il nostro gesto sia interpretato per quello che rappresenta, ovvero un importante segno di integrazione con la comunità padovana e mortisana».

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Poi scherza, ma in fondo dicendo un pezzetto scomodo di verità: «Al sindaco Bitonci non piacciono i musulmani e non piacciono i rom, io non voglio piacergli, ma vorrei che qualcosa cambiasse. E il cambiamento di credo potrebbe essere un primo passo». In realtà la conversione di Elvis passa attraverso una riflessione più profonda. E passa attraverso don Albino: «Lui viene a celebrare la messa di Natale nella nostra comunità e io sono contento», spiega Elvis, «l'ho conosciuto a cena, abbiamo parlato a lungo e la sua religione dell'amore, della tolleranza, della pace e della solidarietà è molto bella. Vivo in Italia da 40 anni e mi sento più vicino alla religione di questo Paese che quella del mio paese d'origine, la Bosnia. L'Italia e Padova in particolare sono anche il Paese e la città di mia figlia e di tutti i miei nipoti. Ecco perché sto riflettendo se battezzare anche tutti loro. Per il momento facciamo una cosa per volta. Di sicuro parteciperà tutta la tribù. Abbiamo saputo verranno anche molti padovani e alcuni nostri vicini, per riceverli adeguatamente stiamo pulendo tutto il campo. Vogliamo che la nostra casa sia di bell'aspetto. Ci teniamo molto all'ospitalità, affinchè chi vene a casa nostra si senta ben accolto. Non abbiamo mai allontanato nessuno, abbiamo sempre aperto le porte a chiunque volesse conoscerci o semplicemente avesse qualcosa da dirci. La mia vita ormai la conoscono tutti, tante le volte che l'ho raccontata dietro domanda: sono residente in Italia dal 1989 e ho la residenza a Padova (con mia moglie) dal 2009; qui è nata la mia figlia più piccola, qui sono nati i miei 13 nipoti. Sfido il sindaco Bitonci a trovare una sola denuncia a mio carico in questura o dai carabinieri. Lavoro con il ferro vecchio, ho preso la patente in Italia e ho anche la partita Iva».

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