Emissioni, rumori acqua, traffico e Pfas. Ecco tutte le richieste di chiarimenti a Hera

Tante specifiche  di integrazione al progetto per l’inceneritore. Formalizzata l’ipotesi di usare il calore per il nuovo ospedale
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - TERMOVALORIZZATORE
MARIAN -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - TERMOVALORIZZATORE

PADOVA. Il traffico, il rumore, l’inquinamento dell’aria, i prelievi d’acqua dal Piovego, i rifiuti contenenti Pfas, le demolizioni e le bonifiche. Ci sono ancora tanti aspetti da chiarire sul progetto per la quarta linea dell’inceneritore di San Lazzaro, che Hestambiente ha presentato in Regione a inizio dicembre. E infatti gli enti interessati già ieri, nel primo giorno utile, hanno presentato richieste di integrazione dei documenti e sollecitato approfondimenti, tecnici e di indagine. Le carte parlano di tanti motivi di preoccupazione, gli stessi che animano il dibattito in città da settimane. Ma anche di opportunità da valutare. Come quella, intrigante, di recuperare l’energia termica dell’inceneritore per riscaldare il nuovo polo ospedaliero che sorgerà a San Lazzaro, non tanto distante dall’impianto che brucia i rifiuti.

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Sia il Comune, con gli uffici all’Ambiente, che l’Asl chiedono a Hestambiente chiarimenti sull’impatto in termini di emissioni in atmosfera. L’Asl propone un «monitoraggio continuo delle emissioni in atmosfera che consenta di rilevare immediatamente anomalie», e raccomanda di «implementare tutte le migliori tecnologie impiantistiche affinché si possa raggiungere un impatto negativo almeno “nullo” sulla componente salute e benessere dell’uomo».

Il Comune, invece, chiede espressamente un’indagine epidemiologica che «valuti le ricadute del funzionamento dell’impianto sulla popolazione», lasciando che sia l’Asl a decidere l’estensione dell’area da sottoporre a screening. Inoltre chiede uno studio previsionale su traffico e rumore, «tenendo conto delle variazioni prevedibili nella produzione del rifiuto secco in ciascun bacino provinciale e il probabile coinvolgimento di nuove aree regionali e le percorrenze in più dei mezzi». Una richiesta che denuncia la condivisione, in municipio, di una paura assai diffusa. Cioè che l’inceneritore di Padova diventi hub regionale nello smaltimento dei rifiuti. E ancora, sempre il Comune chiede di «evidenziare meglio i motivi tecnici e gestionali che concorrono al miglioramento delle concentrazioni di inquinanti», promesso dall’azienda grazie all’innovazione tecnologica prevista nella quarta linea. E di chiarire quali possono essere gli effetti dell’introduzione nei forni di rifiuti liquidi contenenti Pfas in termini di emissioni in atmosfera. E quanto le tecnologie di trattamento di questi fumi siano efficaci.

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Anche l’Autorità di bacino Alpi Orientali vuol vedere chiaro sui prelievi d’acqua dal Piovego. Oggi - si legge nella richiesta di documentazione - il prelievo è di 4.400 metri cubi all’ora, con la nuova linea salirà a 5 mila, con un aumento di 600 metri cubi in più all’ora. In fase transitoria, l’aumento di prelievo sarà ancora più significativo: 2.400 metri cubi in più all’ora. L’Autorità di bacino chiede quindi un’analisi storica delle portate del Piovego, l’acquisizione di concessioni di derivazione «perché c'è una variante in aumento»; l’individuazione della portata di rispetto del canale perché - anche se artificiale - il Piovego ha aspetti di carattere ecologico da tutelare. E ancora, approfondimento sugli effetti dovuti all’incremento termico delle acque restituite, che sono prelevate a 20 gradi e rimesse nel fiume a 32, con un aumento di 0,9 gradi sull’ambiente circostante. Il che fa temere un «possibile deterioramento del potenziale ecologico del corpo idrico».

Sia gli uffici alle Attività economiche del Comune, sia la Soprintendenza chiedono lumi sulle opere. Il Comune vuol vedere planimetrie in scala dei fabbricati che saranno demoliti (mentre l’ufficio Ambiente vuole garanzie sulle bonifiche post demolizione) e anche garanzie sul reimpianto di un albero che sarà abbattuto. La Soprintendenza vuole accertare «se le opere determinino trasformazioni dello stato dei luoghi» e si riserva di chiedere una relazione paesaggistica se gli interventi ricadono in ambito tutelato.

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Fin qui soprattutto i dubbi. Ma dall’ufficio Ambiente del Comune arriva anche una proposta. Si chiede infatti all’azienda di presentare un progetto di massima che «valuti se l’energia termica prodotta dal termovalorizzatore possa essere utilizzata mediante teleriscaldamento a favore del comparto produttivo, residenziale e dei servizi presenti nella zona, con particolare riferimento al futuro polo ospedaliero». —
 

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