«Enrico odiava il doping, piuttosto ultimi»

Davide Baggio ricorda l'amico e compagno di tante imprese stroncato da infarto a Cittadella

CITTADELLA. «Enrico amava lo sport, che ci rende più uomini, e odiava il doping: piuttosto ultimi, ma con le nostre forze». Il compagno di tante imprese, Davide Baggio, ricorda con un nodo in gola l'amico: «Ci conoscevamo da otto anni. Il nostro rapporto è cresciuto in maniera esponenziale. Negli ultimi anni abbiamo condiviso ogni momento, ci piaceva lo sport perché completa la nostra dimensione di uomini. Lui era così buono, al punto che lo riprendevo, perché mi sembrava desse troppo, sia da un punto di vista umano che economico».

Avevano giocato a calcio insieme, anni dopo «Enrico ha visto il mio nome alla Belluno-Feltre; ha chiamato mia moglie, ha capito che ero io quel Davide Baggio, e siamo andati insieme. Da lì è stata una performance dopo l'altra. Enrico era un trascinatore, mi ha convinto a fare imprese che mai avrei pensato di affrontare, trasmetteva passione, era carismatico, Qualche anno fa», aggiunge Baggio, «abbiamo fondato la Mas Triathlon, memento audere semper, ovvero ricordati di osare sempre».

Uno sportivo vero, che si allenava con metodo, senza ricorrere ai trucchi del doping: «Non metto le mani sul fuoco per nessuno, ma per Enrico le metto entrambe: a lui piaceva mettersi alla prova, ma senza barare. Facevamo tanta fatica, nell'ultimo periodo ci lamentavamo di non riuscire più a recuperare come un tempo. Ma nelle notti prima delle gare ci dicevamo: piuttosto ultimi, ma con le nostre forze». Avvisaglie? «Nell'ultimo periodo diceva di avere un po' di mal di stomaco. Ma nulla di che, domenica abbiamo corso 115 chilometri in bici, una gran tirata, ed Enrico stava bene. E pensavamo al futuro, a New York, Pola, Palma di Majorca». (s.b.)

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