«Ero chirurgo con lui in Sudan Trainava il gruppo con umanità»

PADOVA
«Una persona straordinaria a cui devo tutto: faccio il medico grazie alla sua ispirazione». Chi in queste ore sta ricordando Gino Strada sta descrivendo un uomo fuori dal comune. E l’immagine pubblica lascia trasparire fedelmente la brillantezza che gli riconosce chi ci ha lavorato gomito a gomito. «Era una persona poco diplomatica, e lo dico con un’accezione positiva: era schietto e diceva le cose com’erano». Era così Gino Strada agli occhi di Gianluca Torregrossa, medico veronese ma padovano di adozione, oggi direttore del programma di chirurgia cardiaca robotica al Lankenau Heart Institute di Philadelphia, negli Stati Uniti, alunno del corso di laurea in Medicina e della scuola di specializzazione in Cardiochirurgia del Bo, che nel 2012 ha trascorso un anno tra le fila dei medici di Emergency nel Salam Center for Cardiac Surgery di Khartoum, in Sudan.
con emergency
«C’erano rotazioni periodiche tra i chirurghi senior, e Strada è rimasto con noi tre mesi», racconta. «Operava e dirigeva il centro. In sala abbiamo lavorato e fatto interventi assieme, soprattutto valvolari. Era una persona estremamente carismatica. Ricordo serate passate a chiacchierare nel suo compound, uno dei container utilizzati per trasportare il materiale dell’ospedale, riadattati a stanze per il personale. Sapeva catalizzare l’attenzione, e quando parlava tutti lo ascoltavano. Anche perché aveva delle storie incredibili da raccontare». Sempre senza mezzi termini, s’intende. «Non faceva giri di parole, e se doveva dirti qualcosa te la diceva», continua Torregrossa. «Ricordo che durante una riunione si infuriò perché aveva trovato dei granelli di sabbia in una sala operatoria. Era una persona estremamente precisa ed efficiente. Se diceva una cosa così doveva essere: uno squalo con gli occhi puntati sull’obiettivo».
il carisma
Ma non solo: il carisma di Strada traspariva anche e soprattutto nella sua umanità: «Sapeva trainare il gruppo con leggerezza, era sempre gioviale e simpatico, con un nomignolo per tutti. Gli ho raccontato che ho deciso di diventare medico dopo aver letto il suo libro “Pappagalli verdi”: ci abbiamo riso su. Dopo quell’esperienza l’ho rivisto un anno dopo a New York, per una raccolta fondi di Emergency. Ci siamo sentiti solo qualche altra volta». Strada aveva partecipato a maggio a un incontro della rassegna “Viaggio al centro della scienza”, organizzata dalla Fondazione Città della Speranza e dalla sua direttrice scientifica, Antonella Viola, che ha ricordato così il fondatore di Emergency: «Ci sono uomini e donne che vivono vite immense, e Gino Strada è stato uno di questi. Provo gratitudine per il bene che ha fatto al nostro mondo». I due non avevano mai collaborato prima di maggio, ma Viola aveva fatto del volontariato per raccogliere fondi per Emergency da giovane e partecipato a qualche manifestazione. «Ci saremmo rivisti a Reggio Emilia il 3 settembre», ha detto Viola. «Che tristezza sarà non averlo li». —
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