Esami di maturità, a Padova tre gemelli da cento

Duccio e Milo si sono diplomati al Tito Livio, Giulio al Nievo. Grati a mamma, papà e nonni «per gli strumenti che ci hanno dato»
 
Giulio Alvise, Ducciio Niccolo', Milo Alberto Stra - Gemelli diplomati tutti comn 100/100 Mestre, 04/07/2020 Foto A. Gilardi/Ag. Lorenzo Pòrcile
Giulio Alvise, Ducciio Niccolo', Milo Alberto Stra - Gemelli diplomati tutti comn 100/100 Mestre, 04/07/2020 Foto A. Gilardi/Ag. Lorenzo Pòrcile
PADOVA. Pamela Querini, papà Antonio Dainelli e del fratello Pietro (appena un anno più giovane, promessa del Nievo), ma sono soprattutto la dimostrazione che la loro generazione è un soffione che libera nel mondo potenzialità. 
 
Ironici, divertenti e pieni di passione, si prendono in giro e si apprezzano, l’uno la mano che sostiene l’altro e insieme l’espressione dell’abbraccio della fratellanza. Ma pure competitivi, capaci di spronarsi l’uno con l’altro e – non tanto comune quando sei nell’età che divora il mondo – grati alla vita, alla famiglia, ai nonni (Giorgio e Carla) per gli strumenti che gli hanno donato. Duccio Nicolò, Milo Alberto e Giulio Alvise sono nati il 22 marzo del 2002.
 
Una nascita carica di timori perché prematuri a 28 settimane e 4 giorni, frugoletti da un chilo appena, eppure leoni in fasce, portatori di uno straordinario messaggio di positività per chi affronta un percorso accidentato: «se ricevi una fortuna così grande devi impegnarti per meritartela», spiegano i genitori.
 
Oggi di quel tempo da prematuri non c’è più traccia. Conoscerli è uno spasso: Giulio porta le infradito e una maglietta sbarazzina, di chi al suo 100 non dà poi troppa importanza; Duccio in camicia azzurra, adesso è rilassato, ma il “suo” 100 vale come traguardo personale perché non era così scontato; Milo sceglie di indossare la cravatta e le scarpe eleganti, lui non ridimensiona mai la sua personalità e non perché del “suo” 100 era sicurissimo, benché lo fosse (meno della lode), ma perché per chi vuol cambiare il mondo l’orizzonte è sempre senza fine.
 
«Aver sostenuto l’esame di maturità al tempo del Coronavirus è stato complicato – racconta Milo – sapevamo che non avremmo svolto le prove scritte, ma solo all’ultimo minuto abbiamo saputo quali sarebbero state le regole dell’orale. Sono stato l’ultimo della mia classe, ho avuto una ventina di giorni per studiare ed è stata una maratona contro il tempo». «Io invece sono stato il primo – obietta Duccio – di giorni per concentrarmi ne ho avuti appena 4 e ho dovuto scegliere per argomenti, senza possibilità di approfondire troppo». Giulio invece del suo 100 non vuol parlare, però che siano saltati gli scritti non gli è andata giù: «per un liceo scientifico sono il vero banco di prova – spiega – questa volta l’esame è stato più facile e c’è stata meno selezione a monte». 
 
E adesso? A fatica hanno escluso tutti e tre Padova come sede universitaria: università straordinaria ma dopo una vita a tre per crescere bisogna sfidare la propria zona comfort e osare correre da soli. «Mi sono iscritto a un corso di Economia e finanza alla Bocconi di Milano, in inglese – rivela Milo – Ho pensato al futuro lavorativo»; «vado incontro alla mia passione, la storia – aggiunge Duccio – forse a Trento, forse a Pisa, di sicuro voglio studiare quello che mi piace e per questo ho “lottato” perché mia mamma mi ha mostrato tutti i limiti lavorativi della mia scelta»; Giulio ha sempre ottenuto eccezionali risultati in matematica e fisica, questa sarà la sua strada, dove ancora non si sa.
 
Sono figli di una generazione descritta a suon di pregiudizi. Ma i tre fratelli Dainelli smontano uno dopo l’altro questi stereotipi. Guai a dargli dei secchioni: «amare lo studio e la poesia non significa essere marziani – scandiscono – significa imparare a pensare con la propria testa».
 
A Milo, Duccio e Giulio piace stare con gli amici, andare alle feste e fare sport, ma non ubriacarsi o pensare che la vita non abbia valore e questo fa di loro delle persone intelligenti, non dei secchioni. 

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