Esposto dei lavoratori contro la coop Il Grillo

«Condizioni di lavoro inaccettabili»: si annuncia un altro sciopero della raccolta differenziata

CAMPODARSEGO. Interventi di sindacati, proteste e scioperi non sono serviti a modificare la situazione. Così i lavoratori della cooperativa Il Grillo, che gestisce la raccolta differenziata di 5 quartieri di Padova (1 Centro, 2 Nord, 3 Est, 4 Sud-Est, 5 Sud-Ovest, manca solo il 6 Ovest) e di 5 Comuni dell’hinterland (Villanova, Vigonza, Campodarsego, Cadoneghe, Vigodarzere) e hanno presentato un esposto a Procura, Prefettura, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia locale del Camposampierese, Ispettorato del Lavoro, Spisal, Usl 15, Governatore del Veneto e sindaco di Padova. Corredandolo di foto che rivelano le denunciate magagne.

«Vogliamo mettervi al corrente di ciò che accade all’interno della cooperativa», scrive un gruppo di lavoratori della coop, che ha sede operativa in via Pontarola a Reschigliano e conta una cinquantina di dipendenti. «Era stata aperta nel’95 con lo scopo di reintegrare nella società le persone svantaggiate e con problemi sociali, invece assume personale con qualifiche di autisti e patenti C o CQC, con stipendi da fame, mentre ad esempio Etra Veritas e Acegas Aps applicano contratti Fise o Federambiente. La cooperativa si serve di personale per la raccolta del porta a porta che di sociale non ha niente a che vedere e che a causa della crisi è costretto ad accettare il contratto delle cooperative. Inoltre si permette di vincere gare d’appalto a ribasso sapendo di pagare meno tasse grazie a cavilli burocratici a dispetto di quelle ditte che le tasse le pagano».

L’esposto accenna anche all’acquisto di terreni, capannoni e mezzi e all’esiguo salario degli operai, «pagati 500-600 euro in meno al mese». Chi è passato da Aps alla Grillo percepirebbe il 40% in meno. «A Reschigliano Il Grillo ha acquistato un terreno nel quale ha messo un container di 50 mq a ciel sereno che usa come ufficio e spogliatoio per tutti i 50 dipendenti e dove ci sono tre bagni, di cui due chiusi perché guasti, due docce senza tappeti anti-scivolo e dove dovrebbero lavarsi 20-25 persone a ogni fine turno», affermano i denuncianti. «Gli scarichi di questi bagni vanno a finire in un pozzetto delle acque bianche mediante un tubo che viene nascosto parzialmente da un telo verde».

Altre lamentale riguardano l’acqua sporca del lavaggio del cassone della spazzatrice «che finisce nei pozzetti delle acque bianche e il lavaggio solo sui mezzi nuovi, mentre i più vecchi non vengono lavati causando germi e odori nauseanti per cui andrebbero lavati ogni 2-3 giorni soprattutto dopo aver fatto il servizio di umido o di vetro». E ancora «sede al buio di sera, acqua piovana nel container che funge da spogliatoio, mancanza di occhiali da protezione, mascherine e guanti da lavoro, pantaloni ad alta visibilità e lavaggio in casa propria di indumenti che invece andrebbero sterilizzati, mezzi obsoleti, doppi turni di guida senza pausa e mancato pagamento di straordinari e notti e per concludere discriminazione fra lavoratori».

Giusy Andeoli

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