Espulso perché sfasciò l'ufficio postale, è ancora in Italia dopo il lockdown

Fece il pandemonio e una montagna di danni alle Poste di Piove di Sacco, ma il blocco delle frontiere per l'emergenza sanitaria gli ha permesso di restare in Italia: ora riparte la procedura di espulsione
L'ufficio postale devastato da Atourabi. Sotto il marocchino
L'ufficio postale devastato da Atourabi. Sotto il marocchino

PIOVE DI SACCO. Si trova al Cpt di Gradisca d’Isonzo Abdelouahed Atourabi, il quarantenne marocchino che a gennaio aveva sfasciato l’ufficio postale e per il quale era iniziata la procedura di espulsione. I carabinieri l’hanno rintracciato nel pomeriggio di giovedì all’interno di un bar e l’hanno così accompagnato in questura. Ha lasciato l’Italia nella quale era arrivato anni fa: perso il lavoro, la sua vita ha poi preso una direzione sbagliata. Dopo una serie di piccoli reati, a inizio anno ha distrutto le Poste di via Zabarella perché non gli era stato accreditato il reddito di cittadinanza al quale, come è stato poi appurato, non aveva più diritto.

Nei giorni successivi aveva anche aggredito una commessa in un supermercato: per lui era scattata l’espulsione. Quando era a Roma è sopraggiunta l’emergenza sanitaria che ha bloccato tutto. Senza voli e i confini chiusi, tutti quelli nelle stesse condizioni di Atourabi, ritirati i passaporti, sono stati liberati. Così Atourabi era tornato a bivaccare a Piove, tra lo sconcerto di molti. Finito il lockdown l’iter di espulsione è stato riattivato.

«Grazie al lavoro del Ministero degli Interni, del sottosegretario Variati, della Questura e dei Carabinieri», commenta il sindaco Davide Gianella, «dopo un lavoro silenzioso e nel rispetto dei ruoli si è arrivati al risultato». Le opposizioni erano già partite all’attacco: «Meglio tardi che mai», dicono ora i consiglieri di Lega e Forza Piove, «i piovesi erano stanchi. Qualcuno però dovrà spiegare alla nostra città questa vicenda vergognosa e surreale».

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