Este, rapinatori traditi dalla loro maschera identificati dai carabinieri

ESTE. Come i rapinatori de “La casa di carta” – la serie tivù che tanto va in questo momento – che assaltano la Zecca di Stato spagnola indossando tutti la maschera di Salvador Dalì, così i due rapinatori erano entrati nella sala slot con il volto coperto da una maschera, più sobria ma comunque efficace. Eppure è stata proprio quella maschera, paradossalmente, a far saltare il loro piano.
È arrivata a una svolta l’indagine nata dall’assalto alla sala slot VlT 3 Bar’s di Este del 24 gennaio 2017. I rapinatori senza volto – quel giorno la loro faccia era occultata da una maschera bianca – ora hanno un’identità: si tratta di F.R. e O.S., italiano di 27 anni e marocchino di 19, entrambi residenti a Este e con precedenti alle spalle. Con loro, in quel blitz che fruttò un bottino di 3.030 euro, è finito nei guai anche S.C., 22 anni di Este, pure lui pregiudicato.
La rapina. La rapina alla sala slot di via Atheste era avvenuta nella notte tra il 24 e il 25 gennaio. Dopo un veloce sopralluogo di S.C. – che era entrato con la scusa di comprare un pacchetto di sigarette ma che in realtà voleva capire quante persone erano presenti nell’esercizio – i due rapinatori erano entrati in azione a volto coperto. In quel momento nel locale c’erano tre persone: la cassiera, una ventunenne di Ospedaletto Euganeo, e due clienti.
La coppia di rapinatori, appena entrata nel bar, aveva intimato alla dipendente di stendersi a terra dietro al bancone, “intrappolando” i due clienti nella sala slot con un ombrello maldestramente messo a sbarrare la porta. O.S. aveva puntato una pistola giocattolo contro la testa della cassiera, minacciandola di morte e facendosi consegnare l’incasso di serata. I due si erano poi dileguati, spingendosi a piedi fino alla stazione ferroviaria: qui erano stati raccolti da S.C. , non prima però di essersi disfatti di indumenti, pistola e maschere.
Le maschere. Comprate per nascondere l’identità, alla fine sono state proprio le maschere bianche, di quelle usate in teatro, a smascherare il terzetto. Una delle piste seguite dal nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Este, infatti, è stata propria quella degli indumenti utilizzati per la rapina dai due malviventi.
I militari hanno setacciato tutti i negozi della zona, scoprendo che quella particolari maschere erano in vendita all’Este Market di via Principe Amedeo, a poche centinaia di metri dalla sala slot. Scontrino alla mano, è emerso che qualcuno ne aveva acquistate due nel tardo pomeriggio del 24 gennaio, poche ore prima del colpo.
L’incrocio di immagini raccolte da videosorveglianza della zona (con orario e data di acquisto è stato possibile visionare e identificare i mezzi giunti nel negozio in quel momento) e la descrizione dei due acquirenti da parte di chi aveva venduto le maschere (ma anche gli indumenti indossati nella rapina e abbandonati alla stazione dei treni) sono stati evidentemente fondamentali, allo stesso modo in cui si sono rivelate decisive le immagini raccolte dalla videosorveglianza attiva nell’area della sala slot: grazie a questi fotogrammi è stato possibile risalire alla vettura di S.C., che aveva svolto un sopralluogo nel locale pochi minuti prima della rapina. Le forze dell’ordine hanno messo a sistema ogni elemento, compreso il fatto che S.C. fosse stato fermato pochi giorni prima in compagnia di uno dei rapinatori e che quest’ultimo fosse un frequentatore della sala slot.
Le accuse. Sia F.R. che O.S. , di fronte a tutti gli elementi raccolti dell’Arma, hanno confessato la responsabilità nella rapina. O.S. è difeso dall’avvocato Daniela Garilli di Mantova, F.R. da Luigi Marani di Porto Viro (Rovigo). L’accusa è di rapina in concorso e ora si attende la data del processo.
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