Eutanasia di uno scrittore

Dieci anni dopo muore anche il ricordo di Giorgio Saviane
Dieci anni fa moriva a Firenze Giorgio Saviane, un «burlone con il talento del narratore», come lo ricordò allora Antonio Debenedetti. Dalla sua dimora affacciata sul ponte Vecchio, Giorgio pensava sempre con grande affetto alla sua città natale: Castelfranco. «Amo Firenze e i fiorentini - diceva - e ne parlo sempre con grande entusiamo non certo per compiacenza ma per affetto e gratitudine. Del Veneto sono rimasti dentro di me i paesaggi, i colori, i dolci suoni dialettali. E forse anche il mio nome: Giorgio, lo stesso del Zorzòn, il Giorgione grande pittore di Castelfranco». La madre, Teresa Pellizzari, lo avrebbe rivoluto a casa. «Il fato - raccontava Saviane - mi ha condotto a Firenze e ci sono rimasto anche per sfida perchè mia madre mi rivoleva a Castelfranco. Quando nei primi tempi le telefonavo disperato, mi diceva sempre: "Torna a casa, ma cosa fai?", ma io ho resistito alla fiera opposizione dei fiorentini verso chiunque venga da fuori. Poi mi hanno voluto bene». La «sua» città murata, dove amava tornare a passeggiare tra i vicoli e i palazzi della sua infanzia, lo ha però dimenticato: nessun evento oggi a ricordare il romaziere, cugino di Sergio. Un rapporto conflittuale tra i due. Giorgio avvocato di grido, Sergio giornalista con un intuito e un'ironia unici. In comune avevano Castelfranco, che al secondo ha dedicato una piazza. «Per Giorgio, invece - afferma Alessandra Del Campana, la signora Saviane - nulla. Ho incontrato l'ex sindaco Maria Gomierato. Grande entusiamo, ma poi più nulla. Neppure con la nuova giunta». Alessandra Del Campagna, 40 anni in meno del suo Giorgio, gli è stata fedele compagna per quasi trent'anni: 24 come segretaria e poi tre come moglie. «I suoi romanzi - ricorda - erano un po' le nostre creature. Me li dettava, mi chiedeva se li capivo e se dicevo di no, li cambiava». In «Eutanasia di un amore», un successo letterario e cinematografico, Alessandra riconosce la sua storia con Giorgio. «In "Terzo aspetto" parla di me - osserva la signora Saviane - ma anche tra le righe di "Eutanasia" riconosco la nostra vita a due». Nelle sale cinematografiche fu l'interpretazione di Ornella Muti, Monica Guerritore, Mario Scaccia e Tony Musante a portare al successo il film scandalo nel 1978. Un intreccio d'amore e di amanti com'era la vita di Giorgio Saviane. «Tante le sue donne - ammette l'ultima compagna - Giorgio le conquistava con la sua cultura, la sua ironia, la sua galanteria». E oggi, per Saviane, la morte dolce di uno scrittore, dimenticato. «Non un evento a ricordarlo a Castelfranco - accusa Carlo Manfio, un amico dello scrittore - Con la moglie avevamo elaborato un progetto: un convegno nazionale di studi a cui avevano aderito i professori universitari Cesare De Michelis, Cosimo Ceccuti, Giorgio Pullini, il critico Claudio Marabini, lo storico Enzo Lauretta; uno spettacolo in teatro Accademico di Giorgio Albertazzi, amico di Saviane; una seconda gioranta su Eutanasia di un amore». Nulla di tutto ciò.

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