Ex Macello, ecco il progetto della Clac «Sarà uno spazio inclusivo e sociale»

Le associazioni di via Cornaro contro l’idea del Museo della Scienza: «Sarebbero spazi sottratti a una partecipazione reale»



«Ammettere di aver commesso un grave errore con lo sgombero della Clac dall’ex Macello che ha preservato per oltre quarant’anni, è indubbiamente un passo in avanti. Ora ragioniamo su un progetto di recupero».

E un progetto dal basso c’è già, la Clac (cioè l’organizzazione che riunisce le associazioni che utilizzano lo spazio di via Cornaro) ce l’ha pronto. E lo contrappone alla volontà dell’amministrazione di realizzare un Museo della scienza e della tecnica, dedicato soprattutto ai bambini.

spazi per la socialità

L’area dell’ex Macello diventa, per la Clac, un grande spazio di iniziative sociali. Un distretto polifunzionale che rende possibile la miriade di attività che le associazioni portano avanti in città: didattica, artigianato, teatro, danza, musica, cucina, fotografia, auto-recupero. C’è anche spazio per il parco che si è sviluppato negli anni nell’area e per una sorta di biblioteca/asilo nel bosco. Unico punto di contatto con il progetto del Comune è lo spazio da destinare al Museo di Informatica, con la valorizzazione della collezione di Francesco Piva.

«Dalle affermazioni lette sui giornali la Clac rientrerà sì all’ex Macello nella palazzina storicamente centrale per le sue attività, ma al tempo stesso verrà estromessa dalla grande maggioranza degli spazi che sono bene imprescindibile della nostra pluridecennale attività – spiegano i rappresentanti della comunità di associazioni – Spazi sottratti ad una partecipazione vera, aperta e non millantata o riservata esclusivamente a realtà “amiche”».

verso l’incontro

Dunque non bastano le enunciazioni di principio: la Clac chiede un confronto vero. Confronto che è già in programma il prossimo 12 febbraio, quando ci sarà l’incontro tra i rappresentanti delle associazioni e la giunta, compreso il sindaco Sergio Giordani: «Sarà per noi occasione per ribadire nuovamente che la rigenerazione di uno spazio non ha senso senza il diretto coinvolgimento della comunità che lo anima – spiegano i rappresentanti della Clac – Ci chiediamo quali siano esattamente le possibilità del dialogo che ci vengono offerte e ci auguriamo di trovare la disponibilità concreta di porre le basi per qualcosa di nuovo per la città».

Progetto partecipato

Ma come è nato il progetto della Clac? «Abbiamo da mesi avviato un percorso progettazione partecipata che ha visto il coinvolgimento di moltissime persone che hanno messo a disposizione le proprie idee e le proprie competenze. Un percorso sicuramente ambizioso, ma in cui crediamo moltissimo – è la risposta – Un modello di orizzontalità e di inclusività partecipativa e sociale che sicuramente deve trovare (e ci auguriamo di farlo in accordo con questa amministrazione) le forme idonee per poter essere sviluppato nel migliore dei modi possibili». —



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