Ex Macello, vertice per sanare la crisia Padova. La Clac: vogliamo tornare lì dentro

PADOVA. Un vertice di maggioranza. Per parlarsi, chiarirsi, per ritrovare unità. E per rivendicare quella «collegialità» nelle scelte. Parola magica che è mancata mercoledì scorso in occasione dello sgombero all’alba di alcuni associazioni del Clac che si trovavano all’interno di un’ala pericolante del “frontone” dell’ex macello di via Cornaro. Un caso che ha fatto esplodere una crisi politica nella maggioranza di Palazzo Moroni. Il giorno dopo sia il sindaco che il suo vice Arturo Lorenzoni provano a spegnere l’incendio. «È stato un episodio complesso, a breve ci incontreremo: ascolterò le ragioni di tutti», annuncia il primo cittadino. «C’è un tema di metodo, lo affronteremo senza esasperare le divisioni ma per il bene della città», gli fa eco il leader degli “arancioni”.

vertice di maggioranza
Ieri Giordani era impegnato nella Capitale per il Consiglio nazionale dell’Anci, l’associazione dei comuni. Già oggi dovrebbe far rientro in città, ma ci ha tenuto a rassicurare sulla tenuta della maggioranza: «Il rapporto con il vicesindaco e tutta la giunta non solo è segnato dalla più totale fiducia ma è limpido, trasparente e sempre in grado di arrivare a una sintesi anche in situazioni complesse», chiarisce, ribadendo come lo sgombero di via Cornaro fosse urgente per non mettere a rischio l’incolumità delle persone: «Non era mia intenzione forzare la mano e tutti sanno che credo molto nel dialogo con tutte le esperienze sociali – prosegue –. Se questo ha messo in difficoltà componenti della maggioranza mi dispiace. Mi prendo tutta la responsabilità e so imparare dai miei errori». Quanto alla mancata comunicazione al resto della giunta, Giordani spiega: «Ho mantenuto il più assoluto riserbo per assumermi in pieno la responsabilità di una scelta delicata senza scaricarla a terzi, evitando di alzare la tensione». Una situazione che sarà discussa con i suoi alleati: «Porterò le mie ragioni ascoltando tutte le posizioni, i consigli e anche le critiche».

Anche il vicesindaco Arturo Lorenzoni getta acqua sul fuoco: «Il mio obiettivo non è esasperare un conflitto ma dare risposte pragmatiche alla città – osserva – Non si tratta solo della mancata comunicazione, ma di una sequenza di eventi che avrebbero dovuto andare in modo diverso. Un conto è sgomberare l’ex torrefazione Vescovi, un’altra cosa è la Clac. Tra l’altro questa è l’unica amministrazione che ha preso seriamente a cuore quella situazione. Da qui la delusione per quello che è accaduto. Io credo che una soluzione alternativa ora si possa trovare».
La versione del Clac
In una lunga nota firmata dal segretario Salvatore Gentile, anche la Clac (comunità libere attività culturali) ieri ha ribadito la propria versione, raccontando il lungo confronto attivato con la dichiarazione di inagibilità arrivata a metà settembre: «Mai ci si sarebbe aspettati un’azione così estrema – spiegano – Essendo certi che le modalità scelte dalla giunta non fossero l’unica via percorribile, sorge il dubbio che l’azione mirasse a fini altri. Consideriamo quindi questa azione molto grave, nonché mirata a diffamare le attività e le associazioni della Clac. Chiediamo le scuse formali e ribadiamo la ferma volontà di ottenere nuovamente e in breve tempo l’accesso all’edificio sgomberato, per essere parte attiva nella ristrutturazione dello stesso e di tutta l’area dell’ex macello».
Le polemiche politiche
Intanto, però, non si placano le polemiche politiche sull’episodio. A prendere le difese della Clac è anche “AmoPadova”, l’associazione vicina al sindaco Giordani e alla sua lista civica: «Hanno un progetto ambizioso di nuove pratiche di cittadinanza», si legge in una nota che invita l’amministrazione a «trovare una pronta soluzione affinché queste attività possano continuare». Dal punto di vista politico è duro il commento della consigliera di Coalizione civica Daniela Ruffini: «È scaduto il tempo, le soluzioni vanno trovate prima – osserva – Penso che il sindaco, in questa vicenda, abbia avuto dei cattivi consiglieri. E che bisogna condividere di più. Ora mi aspetto un vertice con tutti i gruppi di maggioranza e una soluzione per la Clac come per Casetta Berta».
Dall’altra parte il centrista Antonio Foresta rintuzza gli affondi da sinistra: «Un sindaco non può chiedere permesso per ogni cosa che fa. Di fronte a quelle perizie doveva intervenire – commenta – Bene la collegialità, ma non a senso unico. Le assessore di Coalizione non hanno condiviso con nessuno il loro progetto di commissione stranieri». Duro anche il commento del segretario del Pd Davide Tramarin e del capogruppo Gianni Berno: «C’erano anche occupazioni non legali e non autorizzate. Non si può mai varcare il confine della legalità». —
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