Fabbrica di adesivi distrutta dal fuoco

CURTAROLO. L'azienda di nastri adesivi di via Fermi va a fuoco, le fiamme distruggono il capannone, provocano danni per milioni di euro e bloccano la produzione. Il drammatico incendio è divampato alle prime ore dell'alba al Centro del nastro adesivo. Il capannone di mille metri quadrati è stato irrimediabilmente danneggiato dal fuoco che ha divorato l’ala sud, dove si trovavano magazzino e linea di stampaggio. Sul posto, per spegnere il rogo ed evitare che coinvolgesse le case vicine, sono arrivati i vigili del fuoco di Padova, Cittadella, Vicenza e Castelfranco con 28 uomini e 3 autopompe, 3 autobotti, un'autoscala, un carro bombolone e un carroschiuma. Con loro, i carabinieri di Piazzola, la polizia locale e i tecnici dell'Arpav. «Due terzi dello stabile sono invasi dal fuoco», ha spiegato Luigi Barbiero, funzionario dei pompieri di Padova, «circa 700 metri quadrati sono andati completamenti distrutti. Si tratta di un capannone prefabbricato dove si effettuava lo stampaggio di nastri adesivi. Dal sopralluogo, riteniamo che la scintilla sia partita nel comparto a sud, dove era collocato il magazzino. Le fiamme si sono poi propagate verso la linea di stampaggio, rendendola cenere. Siamo riusciti a salvare la parte nord, quella dove era stoccato il prodotto finito. Per il resto, la copertura - dove non c'era la presenza di eternit - è totalmente da rifare». Cosa può avere scatenato l'incendio? «Le ipotesi sono ancora al vaglio», continua Barbiero, «non sembrano esserci segni di scasso o tagli alla recinzione. Tenderei quindi a escludere la natura dolosa. Ora, quel che resta dell'edificio, è stato posto sotto sequestro». Gli uomini del 115 hanno lavorato per oltre due ore per mettere in sicurezza l'area e fare in modo che l'incendio non causasse danni agli edifici circostanti. Il rogo ha messo in ginocchio una delle aziende leader a livello nazionale per quanto riguarda la produzione di nastro adesivo e imballaggi. La ditta Cna venne fondata negli anni Settanta da Luigino Dozzo ed ora è diretta dalla figlia Barbara.
A lanciare l'allarme, verso le 6, sono stati i residenti della stradina privata: «Ero uscita per portare fuori i cani, lo faccio tutte le mattine», racconta Pierina Lago, «impossibile non notare il fungo nero che sovrastava l'azienda di Luigino. Ho suonato subito il campanello di mio cognato, che ha chiamato i vigili del fuoco». Questo capitava alle 6.05, ma c'è chi, come Livio Camerini, lo scoppiettio della plastica bruciata l'ha sentito molto prima: «Saranno state le 4», ricorda, «stavo dormendo pacifico nel mio letto. Sentivo degli strani rumori, ma credevo si trattasse delle lamiere. Due ore più tardi, mi sono dovuto ricredere quando a pochi metri dalla mia abitazione ho visto le fiamme alzarsi di oltre 30 metri. Abbiamo avuto paura».
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