Fabio Boaretto è stato ucciso da un infarto

GALZIGNANO. Ucciso da un infarto: c’era un’arteria ostruita. Nessuno shock anafilattico, ovvero una reazione allergica ai farmaci somministrati per la sedazione durante la grave crisi che aveva provocato il ricovero attraverso un trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Ecco la causa della morte di Fabio Boaretto, il sessantenne residente a Galzignano deceduto alle 11 del 2 novembre, a meno di 24 ore dal ricovero nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Schiavonia. Sono i primi risultati emersi dall’autopsia eseguita dal dottor Paolo Fais, il medico legale incaricato dal pubblico ministero Roberto Piccione titolare dell’inchiesta avviata per chiarire il “giallo” di quella morte. Un’inchiesta che ipotizza il reato di omicidio colposo, al momento senza indagati.
Tra l’infarto mortale e la somministrazione dei farmaci sedativi c’è qualche rapporto di causa effetto? È quello che dovrà essere chiarito grazie agli esami di laboratorio previsti nei prossimi giorni sui campioni di sangue e tessuti prelevati dai vari organi. Alcuni psicofarmaci e antipsicotici, impiegati per la gestione delle emergenze psichiatriche, sono cardiotossici e possono avere effetti negativi sul cuore. Per quanto riguarda il caso di Fabio Boaretto resta da chiarire le dosi di medicinale che gli sono state somministrate: potrebbe essere individuata una responsabilità penale solo se verrà accertato che c’è stato un sovradosaggio. Boaretto, che aveva manifestato comportamenti fuori controllo, era stato accompagnato in ospedale il 27 ottobre: in attesa del Tso per il ricovero coatto, si era allontanato. Il 31 ottobre il medico di base, con la richiesta di un altro specialista come impone la normativa, aveva proposto al sindaco Renato Masin la firma del Tso. Nel pomeriggio il ricovero in psichiatria di Boaretto. Poi la crisi respiratoria e in serata il coma, l’indomani la morte.
Cristina Genesin
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