Faida familiare, cinque giostrai a processo

Sono accusati di tentato omicidio e di detenzione e porto d’armi da guerra per la sparatoria al campo dei Pavan a Pionca 

VIGONZA

Sarà anche stata una vendetta o solo il tentativo di dare una lezione. Tuttavia, secondo la procura di Padova, volevano uccidere. Ecco perché ieri il gup Margherita Brunello ha spedito a processo cinque giostrai per concorso in tentato omicidio aggravato nonché detenzione e porto in luogo pubblico di armi da guerra, due pistole e un fucile mitragliatore kalashnikov.



Davanti al tribunale di Padova il prossimo 21 maggio inizierà il processo nei confronti di Fabio Major, 55 anni e di Luca Major, 47, entrambi trevigiani di Vedelago; Alen Gabrielli, 41enne originario di Montagnana e residente a Riese Pio X; Nike Moretti, 42enne veneziano di Pianiga e Tomas Innocenti, 39enne pure di Vedelago, difesi dai legali Giovanni Gentilini, Pasquale Crea, Cesare Vanzetti e Luigi Fadalti. Tutti (pluripregiudicati con una sfilza di reati come rapina, furto, lesioni) sono liberi: erano stati scarcerati il 26 maggio 2017 in seguito all’annullamento da parte del tribunale del Riesame delle misure di custodia cautelare scattate il 10 maggio precedente.



È il 17 ottobre 2016 intorno alle 23 quando, complice il buio, il commando formato dai cinque – sempre secondo il capo d’accusa (Moretti, però, li avrebbe solo guidati fino all’obiettivo) – piomba nel campo nomadi a Pionca di Vigonza a bordo di un’Audi S4. E poi, a caso e con furia cieca pur a conoscenza che nel campo vive anche un minorenne (la figlia di Moretti), sono esplosi ben dodici colpi di arma da fuoco contro casette e roulotte in cui vive la famiglia Pavan. Bersaglio, in particolare, Joy Pavan (compagno di Isenia Cassol, figlia di Fabio Major), ma anche Mario Pavan e Kevin Pavan, tutti parenti. Insomma una vera e propria faida familiare. Una faida non inaspettata se i Pavan, a loro volta, replicano al fuoco e centrano più di una volta la carrozzeria della vettura.



Vendetta e presunto onore da lavare: la violenza non si ferma davanti a nulla. E a nessuno. La polizia avvia l’inchiesta coordinata dal pm Roberto D’Angelo. E vengono identificati i quattro che sarebbero stati a bordo dell’Audi. Ad aiutare gli investigatori un’intercettazione captata proprio il 17 ottobre, poche ore prima dell’incursione, nell’ambito di un altro procedimento penale. «Andiamo a farci il pescetto» la frase in codice pronunciata da uno degli imputati. Alla sera, l’azione. Poi si aggiunge un altro tassello. Tre giorni prima, il 14 ottobre, Joy Pavan aveva avuto l’ennesima lite con la convivente Isenia Cassol: lei aveva iniziato a lavorare e lui non era d’accordo tanto da picchiarla. Uno sgarro inaccettabile per il suocero Fabio Major. —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova