Falsi certificati al Due Palazzi, condannato medico del carcere

Un anno e due mesi al dottor Guido Carpanè. Rinviati a giudizio Paolo Lo Conti e Angelo Tedesca. Agenti penitenziari spesso malati e per troppo tempo. Addirittura 100 giorni di malattia in un anno
PD 02 agosto 2006..Ascierto in carcere..(BARSOTTI) - Ascierto in carcere..(BARSOTTI)
PD 02 agosto 2006..Ascierto in carcere..(BARSOTTI) - Ascierto in carcere..(BARSOTTI)

PADOVA. Condannato con rito abbreviato alla pena di 1 anno e 2 mesi il medico del carcere Due Palazzi di Padova Guido Carpené, 58 anni, originario di Selvazzano. Rinviati a giudizio Paolo Lo Conti, 42 anni, originario di Lecce, anche lui medico del Due Palazzi, e l’agente di polizia penitenziaria Angelo Tedesca. Lo ha deciso il gup Domenica Gambardella durante l’udienza preliminare.

I tre dovevano rispondere dell’accusa di truffa aggravata e violazione della legge speciale sull’ordinamento del lavoro nelle pubbliche amministrazioni. I due medici, insieme ad altri due colleghi coinvolti nell’inchiesta (Bernanardo Savona, 58 di Selvazzano e Maria Luisa Braga, 60 anni, anche lei di Selvazzano), avrebbero staccato con troppa facilità certificati di malattia a diciassette guardie del penitenziario Due Palazzi, anche queste coinvolte nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Sergio Dini. Insomma certificati medici di malattia fasulli quasi su ordinazione.

Il procedimento penale è nato nell’ambito della più ampia indagine sul “carcere colabrodo” che, nel luglio 2014, aveva portato a una quindicina di arresti tra agenti di polizia penitenziaria, detenuti (a costoro fu notificata in carcere l’ordinanza di custodia cautelare), alcuni familiari e un avvocato. In alcune celle erano stati trovati cellulari, sim card, palmari, ma anche droga. Il primo filone d’indagine si concluse con diverse condanne. Dalla stessa inchiesta però derivarono anche altri filoni. Uno di questi è proprio quello che ha coinvolto i medici Carpené e Lo Conti, insieme agli altri due colleghi, e diciassette agenti di polizia penitenziaria.

Tutto era partito grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, oltre alle indagini sul personale in servizio. Un esempio per tutti? Un agente, al telefono con un collega, gli aveva consigliato come giustificare la sua assenza dal lavoro. «Devi rivolgerti a quel medico», gli aveva suggerito, sottolineando che spiegandogli la situazione non ci sarebbe stato problema ad avere un certificato da spedire alla direzione del carcere. Il caso più clamoroso era stato quello che aveva coinvolto una guardia che nel 2012 aveva presentato 75 certificati da gennaio a dicembre, molti da un giorno, alcuni da due, per problemi più diversi, dalla dissenteria alla cefalea, dalla lombalgia alla faringite. All’epoca aveva 48 anni ed una salute all’apparenza molto cagionevole.

Insomma il risultato era stato che troppi agenti erano spesso malati e per troppo tempo. Alcuni erano arrivati addirittura ad avere 100 giorni di malattia in un anno, spesso oltretutto vicini a domeniche o a giorni festivi.
 

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