Falsi incidenti stradali In 22 rinviati a giudizio

L’accusa è di associazione a delinquere per una frode di circa 130 mila euro Finti colpi di frusta per intascare i soldi delle assicurazioni: medici compiacenti
Di Carlo Bellotto

Finiranno davanti al tribunale collegiale il prossimo 14 ottobre e si dovranno difendere dall’accusa di associazione a delinquere per aver messo in piedi una truffa alle assicurazioni per falsi incidenti stradali. L’importo complessivo del danno accertato è di circa 130 mila euro, si andava dai 3 mila ai 9 mila euro per ogni ferito. Ieri il gip Mariella Fino ha deciso di rinviare a giudizio 22 persone.

Gli imputati.

Queste le persone finite sotto accusa dopo l’inchiesta della Procura. Alfredo Gamba, 53 anni di Padova; Adriana Laghi, 55 di Camposampiero; Roberto Gesuato, 40 di Borgoricco; Corrado Vadalà, 60 di Mestrino e Salvatore Bandiera, 64 di Camposampiero, accusati di associazione a delinquere. Sono chiamati a rispondere di fraudolento danneggiamento di beni (le auto coinvolte nei falsi incidenti) Sara Agnoletto, 24 anni di Camposampiero; Matteo Bacco, 61 di Padova; Giovanna Barbara, 49 di Cadoneghe; Leonardo Barbara, 36 di Cadoneghe; Susanna Barbato, 51 di Cadoneghe; Vittorino Bordigato, 76 di Padova; Lino Cacco, 56 di Noventa; Erik Casarin, 39 di Cadoneghe; Lorenzo Cordi, 73 di Padova; Bruno Fanton, 80 di Padova; Andrea Favero, 41 di Padova; Turno Ferrarese, 52 di Giavera del Montello; Fabio Mattiuzzo, 34 di Fiumicino (Roma); Diego Mezzalira, 53 di Legnaro; Annalisa Moscardo, 59 di Cadoneghe; Enrico Nicolini, 54 di Vigodarzere e Gastone Nobile, 72 di Padova.

Le assicurazioni parte civile.

Ieri si sono costituiti in aula le assicurazioni Generali e Unipol Sai, erano già costituiti l’Allianz Assicurazioni, It Italiana Assicurazioni, Arca e Direct Line tutelate dai legali Lorenzo Locatelli e Mauro Bonato.

Incidenti tra le stesse persone.

Inominativi coinvolti negli incidenti stradali erano ricorrenti. Una casualità o una truffa? Le prime denunce arrivano sul tavolo della Guardia di Finanza e portano la firma di due compagnie di prim’ordine, Allianz e Genialloyd. Parte l’inchiesta e vengono alla luce i falsi incidenti stradali destinati a far incassare somme che finivano nelle tasche di chi aveva architettato il “gioco”. Il risarcimento lievitava grazie all’immancabile “colpo di frusta” per il conducente dell’auto e anche per i passeggeri. Poco alla volta, però, è venuto alla luce l’organigramma del contestato sodalizio criminale.

Fatti successi dal 2007 al 2009.

L’indagine del pubblico ministero Sergio Dini contesta agli imputati incidenti stradali che non sarebbero mai accaduti, tra il 2007 e il 2009. Veniva compilata la constatazione amichevole di incidente (il Cid), dove si indicava il luogo del sinistro ed eventuali feriti. Di testimoni non ce n’erano quasi mai. La pubblica accusa contesta ai “cervelli” dei falsi incidenti di percepire ogni volta una percentuale fissa. Spesso la distorsione da rachide cervicale creava fastidi lunghi mesi ai malcapitati incidentati (falsi) e si andava avanti anche 6 mesi con certificati medici e con visite specialistiche per valutare la percentuale di invalidità che si tramutava in soldi facili, che finivano in tasca agli attori di questo giochetto. Che però ora potranno giustificarsi in aula e dimostrare che si tratta di un malintenso. Il meccanismo sarebbe stato messo in piedi grazie alla complicità di medici e carrozzerie.

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