Falsi incidenti, tre condanne per truffa alle assicurazioni

Inventavano sinistri e feriti, certificavano lesioni inesistenti o più gravi di quelle reali Un anno e due mesi a testa ai titolari di un paio di agenzie, due mesi al medico legale

CAMPOSAMPIERO. Ha accolto in buona parte le richieste del pubblico ministero Francesca Cruipi, ieri, il giudice monocratico di Venezia Stefano Manduzio al termine del processo per gli incidenti fasulli ideati per truffare le assicurazioni, in particolare Sai-Unipol che si è costituita parte civile. Condannati a un anno e due mesi di reclusione la titolare dell'agenzia automobilistica Road Venezia Adriana Laghi, 65 anni, di Camposampiero, e l'amministratore del Punto Salute di Spinea (Ve) Roberto Gesuato, 42 anni, di Borgoricco; a 2 mesi di reclusione è stato condannato il 52enne medico legale di Albignasego Enrico Cieri. Assolti perchè il fatto non sussiste l’oculista di Cittadella Vito Maria Strollo e gli automobilisti Antonietta Sico (44 anni, Mestre), Selenia Zennaro (29, Chirignago), Patrick Zuin (23, Mestre) e Maria Teresa Cavaldoro (45, Mirano). Assolto anche l’ortopedico di Padova Angelo Rioda.

I tre condannati dovranno risarcire l’assicurazione, costituitasi con l’avvocato Riccardo Caniato, con 5mila euro. Prima che iniziasse il processo altri 6 imputati avevano trovato l’accordo patteggiando con la rappresentante della Procura.

Tutto è cominciato con la denuncia dell'avvocato ferrarese Riccardo Caniato che rappresenta l’assicurazione truffata, la società che avrebbe subito un notevole danno e che poi si è costituita parte civile chiedendo il risarcimento dei danni. Stando alle accuse, erano due i sistemi adottati per ottenere indennizzi più alti del dovuto o per sinistri inventati. I soldi finivano all'agenzia della Laghi, che probabilmente pagava i medici i quali, stando alle accuse, si sarebbero prestati a documentare lesioni inesistenti o più gravi di quelle effettive. Gli investigatori, ad esempio, avrebbero scoperto che alcuni incidenti denunciati erano effettivamente accaduti, ma il trasportato rimasto ferito era del tutto fasullo, poi ci pensavano i medici a inventare lesioni, ferite e invalidità. L'altro sistema si limitava a registrate lesioni realmente subite, ma che nulla avevano a che fare con un incidente stradale. Alle indagini degli investigatori si è aggiunta la collaborazione di un quinto medico finito sul registro degli indagati, che ha deciso di vuotare il sacco non solo su ciò che ha fatto lui, ma anche quello che sapeva dei colleghi. Così è uscito dal processo prima degli altri, patteggiando una pena minima. Gli incidenti sarebbero avvenuti nel 2010 a Malcontenta, Carpenedo e Annone. (g.c.)

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