Falsificate le quote-latte l’inchiesta “salva” i Cospa

Funzionari del ministero e di Agea indagati per un sistema di calcolo che gonfiava età e numero dei bovini. Trecento allevatori a Gazzo fanno il punto dopo la svolta
Di Paola Pilotto
25.11.2003.- MANIFESTAZIONE COBAS DEL LATTE. MUCCA ERCOLINA SUL PONTE DELLE GUGLIE.- INTERPRESS/CARINI
25.11.2003.- MANIFESTAZIONE COBAS DEL LATTE. MUCCA ERCOLINA SUL PONTE DELLE GUGLIE.- INTERPRESS/CARINI

GAZZO PADOVANO. Sostenevano che il sistema delle quote latte era malato e corrotto, ma sembrava che nessuno li stesse a sentire. L’ultima svolta nelle indagini sulle quote latte darebbe ragione a loro, gli allevatori: lo sforamento non c’era, perché qualcuno aveva falsificato l’età delle mucche. Possono finalmente esultare gli allevatori dei Cospa, che da anni hanno condotto una sfiancante battaglia contro il sistema delle quote latte. Venerdì sera si sono ritrovati in più di 300 a Gazzo per fare il punto con la legale Maddalena Aldegheri, che li ha assistiti in questi anni. C’erano i comitati di tutte le province venete, oltre a una rappresentanza friulana. A dare loro ragione, la decisione del giudice per le indagini preliminari Giulia Proto di Roma, cui sono confluite le inchieste avviate da una settantina di procure italiane, di disporre il rinvio degli atti al pm di Roma affinchè valuti in merito a un’iscrizione a carico dei funzionari della Agea, l'Agenzia per i pagamenti in agricoltura, per il reato di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Stando alle indagini, sarebbe emerso che i funzionari avrebbero falsificato l’età delle mucche. «Non potevano falsificarne il numero perché c’era il riscontro con l’anagrafe bovina», sostiene il leader dei Cospa padovani Ruggero Marchioron. «Allora hanno alterato l’algoritmo, per passare dai 120 ai 999 mesi di età delle mucche». Il che significa che la mucca Ercolina, simbolo della protesta di Vancimuglio, può far latte fino a 82 anni. Sarebbe quasi immortale, altro che 8-10 anni. Nemmeno un bambino ci crederebbe, ma i funzionari del Ministero dell’Agricoltura e di Agea ne erano convinti sostenitori. Tanto da far gonfiare il parco bovini da latte di 300 mila capi, oltre il 20%. La vicenda si trascina da 17 anni e ha visto concentrare la protesta tra Padova e Vicenza, non senza momenti difficili come gli scontri con la polizia, il blocco dell’autostrada e i lanci di letame. «Non accettavamo il sistema», sostiene Marchioron, «perché avevamo capito che qualcosa non funzionava e i conti non tornavano. La maggior parte si è messa in regola, ha pagato le multe, ha comprato le quote. Noi ancora no, perché siamo convinti di essere nel giusto e che le multe sono fondate sull’illecito. Avevamo una produzione talmente bassa da non giustificare alcuna multa». In Veneto c’è un migliaio di aziende interessate. Moltissime hanno chiuso. Si parla di almeno il 30%. E milioni di euro di multe. «Il governatore Luca Zaia», spiega Marchioron, «quando ancora era ministro all’agricoltura aveva incaricato il tenente colonnello Paolo Mantile di condurre un’inchiesta sulle quote latte. Conclusa nel 2010, parlava di errori di calcolo di Agea sulla produzione effettiva di latte. È rimasta lettera morta. Ora siamo fiduciosi: faremo valere ai Tar l'ordinanza, chiederemo il risarcimento danni e torneremo a protestare per dimostrare che siamo nella ragione».

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