Falso e truffa, patteggiano endocrinologi
Per garantire ai pazienti l’esenzione dal ticket senza costringerli a una lunga trafila, avrebbero ideato una scorciatoia commettendo una serie di irregolarità che sono costate loro l’incriminazione per i reati di falso e di truffa.
Ieri mattina in tribunale a Treviso due endocrinologi di fama hanno patteggiato la pena di 8 mesi davanti al giudice Elena Rossi.
Si tratta del professor Benedetto Busnardo, 74 anni di Noventa Padovana, fino al 2010 insegnante all’Università di Padova e in forza all’Azienda ospedaliera, sempre di Padova, e del dottor Paolo Ridolfi, 64 anni, ricercatore universitario, anche lui dirigente medico nell’ospedale padovano e oggi residente in Toscana dove indossa l’abito talare.
Tutto ha inizio due anni fa quando il professor Busnardo va in pensione ed esercita la sua attività specialistica in un ambulatorio privato a Conegliano. Tra i pazienti che lo seguono, e sono numerosi vista la popolarità e stima di cui l’endocrinologo gode, ve ne sono molti che presentano i requisiti per beneficiare dell’esenzione dal ticket.
Benedetto Busnardo, però, in quanto medico privato non può certificarlo. Il paziente, per godere della riduzione della spesa medica, dovrebbe pertanto rivolgersi a un endocrinologo dell’Usl o dell’ospedale che confermi la diagnosi di Busnardo, attestando poi il diritto all’esenzione.
Una procedura prevista dalla legge, che richiede però tempi piuttosto lunghi. Di qui, stando alle accuse formulate dalla Procura, la «scorciatoia» ideata dall’endocrinologo: far firmare i certificati a un collega, nel caso specifico al dottor Paolo Ridolfi ancora in servizio nel reparto di Endocrinologia Semeiotica dell’Azienda ospedaliera di Padova. In sostanza: i pazienti li visita materialmente Busnardo ma il certificato lo firma Ridolfi, che in questo modo garantisce l’esenzione al malato dotato dei requisiti.Un meccanismo che se da una parte velocizza i tempi e permette ai pazienti di restare fedeli al medico di fiducia, dall’altro va però in violazione della legge. Qualcuno se ne accorge e segnala la situazione alla magistratura.
Il sostituto procuratore Antonio De Lorenzi apre un’inchiesta nei confronti dei due medici contestando i reati di truffa e di falso. Gli inquirenti sentono gli indagati e i pazienti di Benedetto Busnardo: vengono alla luce una trentina i casi di presunta irregolarità nel conteggio del ticket.
La Procura di Treviso ha chiesto quindi il processo per entrambi i medici e ieri mattina si è tenuta l’udienza in tribunale a Treviso: i due endocrinologi assistiti dall’avvocato Luigi Pasini del foro di Padova, hanno patteggiato la pena. Una pena lieve, otto mesi, motivata anche dal fatto che non c’è stato danno per le casse della sanità pubblica:i pazienti che hanno fruito del ticket ne avevano effettivamente diritt tanto che l’Uls non si è costituita parte civile.
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