Fa.Ro, titolari condannati a un risarcimento record

Dovranno sborsare un milione e 600mila euro al Comune di San Giorgio in Bosco che ha dovuto farsi carico dello smaltimento di 6mila tonnellate di rifiuti tossici
Di Silvia Bergamin
Protesta S.Giorgio in Bosco 1.7.00 Poletto fotoPIRAN
Protesta S.Giorgio in Bosco 1.7.00 Poletto fotoPIRAN

SAN GIORGIO IN BOSCO. Rifiuti alla Fa.Ro, arriva la sentenza civile e condanna i 3 ex titolari al risarcimento record di oltre un milione e 600 mila euro. La parola fine sul primo grado della causa civile è arrivata dopo una dozzina di anni: era il 2005 quando il Comune, guidato al tempo dal sindaco Leopoldo Marcologo, avviò la causa per il risarcimento dei danni derivati dall'accumulo di oltre 6.000 tonnellate di scorie tossiche nel capannone in via Valsugana delle società Fa.Ro e BFP autotrasporti srl. L'amministrazione aveva deciso di condurre la battaglia per non far pesare sulla collettività l'operazione con cui aziende produttrici di rifiuti speciali vennero "sollevate" dalle operazioni di smaltimento e dal rispetto della normativa in tema di sicurezza, consegnando le scorie nel capannone lungo la Sr 47 a Paviola; i materiali venivano accatastati alla rinfusa nello stabile preso in affitto dalla proprietaria Santa Teresa Alessi. Seguendo la condanna dei responsabili in sede penale, Marino Rigon e Oriano Brugnolaro, e i procedimenti davanti al giudice amministrativo, è arrivata anche la sentenza civile. Un percorso travagliato, che ha richiesto 12 ann ed è stata più volte interrotta a causa del fallimento di alcune delle ditte coinvolte. Alla fine, il Comune, assistito dal legale Luigi Verzotto, ha ottenuto il riconoscimento non solo delle spese di messa in sicurezza del capannone e di smaltimento dei rifiuti, ma anche i costi dell'attività amministrativa svolta; inoltre è stato riconosciuto il danno all'immagine per le gravi preoccupazioni diffuse nella comunità, in particolare nelle settimane in cui lo scandalo è esploso, determinando una fortissima attenzione mediatica. La condanna riguarda gli ex soci Oriano Brugnolaro, Marino Rigon e Fabio Nardello; quest'ultimo nel procedimento penale era stato prosciolto; in ogni caso, nella sentenza si chiarisce che in solido Nardello dovrà rispondere solo in proporzione alle tonnellate di rifiuti ammucchiate fino all’ottobre 1995 (4.228), quindi per poco più di un milione di euro. La condanna è andata a colpire anche le ditte che, senza curarsi di autorizzazioni e permessi, consegnavano i rifiuti a Fa.Ro e BFP. In municipio tira aria di soddisfazione: negli anni a Marcolongo è succeduto Renato Miatello; i due sindaci hanno tenuto una linea di continuità nel tutelare il Comune in tutte le sedi, nella convinzione che le ragioni dell'ente sarebbero state alla fine riconosciute. Secondo il giudice, al Comune non è imputabile alcun concorso di colpa: gran parte dei rifiuti fu ammassata nel giro di pochi mesi, 22 anni fa, e le autorità non potevano «in alcun modo rendersi conto di quanto stava accadendo all'interno del capannone».

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