Fatture false per 265mila euro, due nei guai

Avevano messo in piedi una “fabbrica” di fatture carta-straccia, ovvero fatture per operazioni inesistenti funzionali solo a evadere l’imposta sul valore aggiunto (l’Iva), indicando operazioni imponibili per un ammontare complessivo di 265.090 euro. Il risultato? Un’Iva evasa pari a 55.668,90 euro. Rischiavano di finire a processo Maurizio Carlotto, 56 anni residente a Padova in via Piemonte (difensore l’avvocato Luigino Ciccarese) e il vicentino Michele Antonin, 53 di Cassola in viale San Giuseppe (assistito dall’avvocato Cristina Miola). Ma i due davanti al gup padovano Margherita Brunello hanno preferito evitare il pubblico dibattimento, scegliendo la strada del giudizio abbreviato , rito alternativo che prevede per legge, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena. Giudizio che è stato fissato per il 23 marzo, giorno in cui è prevista la sentenza. L’inchiesta decolla nel settembre 2015 quando l’Agenzia delle Entrate inoltra una segnalazione alla procura di Padova. Dopo una serie di verifiche fiscali nei confronti di alcune ditte, il sospetto del Fisco è che le fatture emesse a favore di quelle ditte siano in realtà “prodotte” da una società cartiera, Mopa società cooperativa arl di cui Carlotto risulta amministratore unico. Per tutto il 2012, infatti, Mopa aveva emanato una serie di fatture per importi fra i 5 mila e i 34 mila euro per lo più a favore di due ditte romene, Fial Sighet srl e Sc Soluzioni Creative Italiane srl. L’obiettivo? Far evadere l’Iva a Carfea Italia srl di cui era amministratore Antonin dal 9 novembre 2012. In realtà Mopa aveva effettuato prestazioni solo nei confronti di Carfea e non delle due società romene, ma il “giochetto” era stato messo in piedi sulla carta solo per raggirare l’imposta. La segnalazione è arrivata sul tavolo del pm Luisa Rossi che ha chiuso l’indagine contestando ai due i reati fiscali.
Cristina Genesin
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