Fausto Coppi, che venne al mondo all'imbrunire

PADOVA. “Venne al mondo quasi all’imbrunire. …Venne al mondo il 15 settembre 1919 (in provincia di Alessandria), pesava solo due chili. …Fausto sapeva d’essere nato per una pallottola matta sul Piave: la pallottola aveva forato una gamba di suo padre sottraendolo alla grande battaglia finale”.
Quando si narra la vita di un mito, la scrittura non può essere banale: deve adattarsi alla grandezza delle gesta che si raccontano.
Beppe Conti, giornalista sportivo autore di diversi libri sul ciclismo, lo sa bene e la sua biografia di Coppi (“Fausto Coppi. Il romanzo di una vita, trionfi e lacrime”, Graphot Editrice, 18 euro) è un canto, un romanzo che non attinge alla sua fantasia ma che si rifà ad una vita vera, grande, inimitabile: nella nascita, appena citata, e nella morte, prematura, figlia di una malattia ‘lontana’ come la malaria, e di un clamoroso errore medico.
Sono gli anni del fascismo e di Mussolini, del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, dell’entrata a Fiume di Gabriele D’Annunzio. Gli anni di Costante Girardengo, l’idolo di chiunque amasse le due ruote. E quindi anche di Fausto, che a 15 anni sceglie di non seguire le orme del padre nel lavoro dei campi: diventerà garzone di una salumeria a Novi Ligure e tutti i giorni inforcherà la sua bicicletta per andare a lavorare ed effettuare le consegne.
“Rientrando a casa un tardo pomeriggio mi aggrego ad un gruppetto di ciclisti che si stava allenando. E sento uno che fa all’altro: ‘Ma chi è quel ragazzino che riesce a seguirci con la bici del nonno?’”. Nella sua camera, una foto di Gino Bartali strappata da un giornale che ne celebrava il debutto al Giro d’Italia a 21 anni non ancora compiuti. Ci sono già tutti i segnali di una vita che sarà un’epopea; che, complice la particolare conformazione fisica (la cassa toracica di Coppi è molto più grande della media), lo porterà a raggiungere i massimi livelli, con prestazioni sportive ineguagliate. Vinse cinque volte il Giro d'Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953), e due volte il Tour de France (1949 e 1952); conquistò per cinque volte il Giro di Lombardia (1946, 1947, 1948, 1949 e 1954), tre vittorie alla Milano-Sanremo (1946, 1948 e 1949). Rieccolo in queste pagine, dunque, l’idolo degli anni in cui il ciclismo aveva più seguito del calcio: Il Campionissimo, un atleta che mai invecchierà per i veri appassionati della bicicletta.
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