Fecondazione, indagine del Nas su una ricerca del prof Foresta
Secondo un esposto l'equipe guidata dal noto andrologo padovano ha violato la legge 40 del 2004 iniettando un seme umano nell'ovocita di un criceto. La replica: "Denuncia diffamatoria, esperimento nei limiti di legge"

Carlo Foresta
PADOVA. Ha verificato la capacità fertilizzante di uno spermatozoo infetto da papilloma-virus nell'ovocita di un criceto. La nuova ricerca del professor Carlo Foresta è divenuta oggetto di accertamenti da parte dei carabinieri del Nas, sulla base di un esposto che rivendica la violazione della Legge 40: sono vietati incroci tra specie diverse. La pratica è stata acquisita dagli uomini dell'Arma che hanno anche già informato il ministero della Sanità.
La ricerca.
Il lavoro svolto dall'equipe di Foresta, direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell'Università di Padova, dimostra come il papilloma virus sia, ancora una volta, nemico della salute sessuale sia maschile sia femminile. La ricerca è stata condotta dal pool formato prevalentemente da ricercatori dell'Università di Padova, tra cui Cristina Patassini, Alessandro Bertoldo, Massimo Menegazzo, Luisa Barzon, Alberto Ferlin, ad eccezione di Felice Francavilla dell'Università de L'Aquila. I dati dimostrano che il virus, quando è presente nel liquido seminale, si lega agli spermatozoi, ne riduce la motilità e può provocare una riduzione della fertilità e di conseguenza l'abortività. I risultati della ricerca sono stati relazionati nel corso della XXV edizione del convegno sulla medicina della riproduzione, al teatro congressi di Abano.
Il problema messo in luce nell'esposto è che l'equipe di Foresta, per dimostrare tutto questo, ha inseminato con lo sperma umano l'ovocita di un criceto. Tecnicamente è stata rimossa la zona pellucida dell'ovocita, la membrana che avvolge l'uovo nei mammiferi, consentendo così allo sperma umano di fecondare. Nei testi di medicina viene chiamato Hamster Test (hamster significa criceto). La normativa però parla chiaro e, per esempio, all'Università di Padova è vietato ormai da anni.
La legge.
Il principio che ha ispirato l'esposto inviato al Nas è quello sancito dalla Legge 40 del 19 febbraio 2004 «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita». L'articolo 13 vieta «la fecondazione di un gamete umano con un gamete di specie diversa e la produzione di ibridi o chimere». Una ricerca del genere sarebbe dovuta necessariamente passare attraverso il Comitato etico dell'Azienda ospedaliera. E infatti a pagina 4 della ricerca viene indicato come lo studio sia stato dall'institutional Ethics Committee of the Hospital of Padua. Ma la circostanza, per ora, non è confermata.
La replica.
Il professor Carlo Foresta è chiaro nell'esprimere il suo rammarico: «Non mi va di rispondere ad un esposto anonimo, prestando quindi il fianco a chi si nasconde dietro accuse infondate. Dico solamente che la ricerca è stata condotta nel rispetto della legge, con la collaborazione dell'università de L'Aquila». La pubblicazione però ha creato un certo scompiglio nell'ambiente. Molti colleghi si chiesti come possa essere stata consentita dal Comitato etico una simile ricerca.
Accertamenti.
Se è stata infranta la legge 40 la competenza è della Procura e l'Azienda ospedaliera dovrebbe intervenire a giudizio avvenuto. Discorso diverso, invece, andrebbe fatto se si venisse a scoprire che il professor Foresta ha eseguito la sperimentazione senza passare per il Comitato etico. Indipendentemente dalla materia, chi fa una sperimentazione senza rispettare le regole incorre nella rottura del rapporto fiduciario con l'Azienda ospedaliera. Un altro punto da chiarire è quanto e in che modo è stata coinvolta l'Università de L'Aquila e soprattutto se prima è stato chiesto il parere del Comitato etico dell'ateneo abruzzese.
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