Fercam rileva i siti Artoni ma Padova resta esclusa

Nessuna speranza per i 50 addetti diretti: cassa integrazione straordinaria La chiusura coinvolge anche l’indotto. «Trenta aziende non sono state pagate»
BARON-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-PROTESTE LAVORATORI ARTONI
BARON-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-PROTESTE LAVORATORI ARTONI

PADOVA. La Artoni di Padova è fuori dall’accordo per l’acquisto delle sedi 14 sedi che la bolzanina Fercam ha deciso di rilevare tramite affitto di ramo d’azienda dalla concorrente emiliana. Finiscono così tutte le speranze per i circa 100 addetti, tra diretti e indotto, che orbitavano attorno alla sede padovana dell’azienda logistica di Reggio Emilia, protagonista nei mesi scorsi di un difficile percorso di vendita delle sue sedi operative alla rivale Fercam.

A comunicarlo è stata la stessa Fercam che ha annunciato l’accordo per il subentro nella gestione di 14 filiali (nessuna delle quali in Veneto) prendendosi carico di 140 dipendenti Artoni sugli oltre 500 operatori diretti. Ma le parti le parti hanno pure siglato dei contratti per la distribuzione e raccolta di merce in alcune aree geografiche, per permettere ad Artoni una, se pur ridotta, continuità aziendale. Fercam inoltre ha proposto l’acquisizione di una parte significativa degli immobili delle piattaforme distributive andando così a supporto dalla riduzione degli impegni debitori di Artoni.

«Vista la situazione operativa in cui si è venuto a trovare il gruppo Artoni, è stata l’unica operazione industriale e aziendale realizzabile» sottolinea Thomas Baumgartner, presidente Fercam. «Purtroppo il fattore tempo, di primaria importanza per un’azienda di servizi, è stato troppo trascurato». Una situazione che non piace per nulla ai sindacati, che pure hanno firmato l’accordo per la cessione del ramo d’azienda al tavolo del ministero dello Sviluppo Economico mercoledì pomeriggio. «Si tratta di una tragedia che coinvolge un centinaio di lavoratori a Padova e circa 300 in tutto il Veneto tra le sedi di Treviso, Vicenza e Verona che, come quella di via Inghilterra in Zip, ora sono destinate alla chiusura» sottolinea Romeo Barutta, segretario della Filt Cgil di Padova. «Tutta l’operazione è stata caratterizzata da una condotta poco trasparente che riteniamo ai confini della legalità sotto molti punti di vista. Ora firmeremo una cassa straordinaria per i dipendenti diretti di Artoni rimasti senza lavoro mentre per le migliaia di lavoratori dell’indotto non ci resta che sperare in tavoli regionali che senza le risorse della cassa in deroga hanno armi spuntare».

Ma sono anche i trasportatori temere per il loro futuro. «Solo a Padova erano rimasti a lavorare con Artoni almeno una trentina di aziende che attendono il saldo delle fatture da agosto 2016 a febbraio 2017» ricorda Walter Basso, segretario della Fita Cna di Padova. «Per questi chiediamo un intervento del governo a tutela di aziende e lavoratori che hanno uguale dignità ai tanti altri che in casi come quello dell’Ilva sono stati garantiti».

Riccardo Sandre

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