Ferie più lunghe per 2 aziende su 3: «Preoccupa la crescita della cassa»
Rettore (Cna): «A settembre dialoghi tra sindacati e aziende per concordare le casse-integrazioni»

In principio fu la crisi industriale tedesca, poi il nuovo riassetto geopolitico, quindi i dazi di Trump. Ed è il settore dell’artigianato del Veneto a pagare lo scotto di un’economia sempre più incerta. Per questi motivi le imprese padovane questo agosto ricorreranno in modo più aggressivo all’uso di ferie imposte per i dipendenti, a fronte di una netta riduzione di produzione e commesse.
Il sessanta per cento, infatti, è pronta ad aumentare il periodo di chiusura estiva. «In molti casi si tratta di pochi giorni in più a cavallo di Ferragosto», spiega Matteo Rettore, segretario generale di Cna Padova e Rovigo, «in molti altri si terrà chiuso anche una o due settimane in più. Ci sono imprese del settore manifatturiero pronte a fermare la produzione anche per l’intero mese di agosto».
La situazione si è creata come uno tsunami già gli scorsi anni. I dati più recenti a disposizione forniscono il quadro della recessione in corso. L’attività produttiva del settore manifatturiero nel Veneto orientale – secondo il report di giugno di Confindustria Veneto Est – ha mostrato l’ennesima flessione: nel primo trimestre la produzione ha segnato un meno 0,3 per cento su base annua. Una previsione che per quanto sia più contenuta rispetto al 2024 (meno 1,2 per cento), resta un indicatore di un’economia che fatica a riprendere inerzia.
A confermare la tendenza sono i dati dell’Inps relativi allo scorso anno. Se nel settembre 2023 le richieste di cassa integrazione erano state 37,8 milioni, fino allo stesso mese del 2024 erano 44,9 milioni (dato nazionale), per un più 18,8 per cento. A Padova nello stesso periodo erano 557 mila (2023) e 911 mila (2024), per un balzo del 63,6 per cento. A questi si aggiungono anche le richieste all’Fsba, ossia il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato.
«Attraverso l’Osservatorio della nostra associazione di categoria», spiega Rettore, «abbiamo notato che al numero di ore richieste (e autorizzate) spesso non si traduce in un uso effettivo della cassa integrazione. Ogni mille ore, ne vengono spesso usate anche due o trecento». Un sintomo – riflette poi il direttore Cna – di un diffuso sentimento di incertezza dettato dalle prospettive di un’economia in perenne mutamento. L’ultima stangata, quella arrivata dai dazi, i cui effetti sull’export padovano si potranno stimare solo a fine anno.
«Ciò che sappiamo, è che si preannuncia un autunno difficile», aggiunge Rettore, che subito annuncia le preoccupazioni che incombono sulla fine dell’estate. «A settembre», spiega, «abbiamo già ricevuto richieste di interlocuzione tra aziende e sindacati per aumentare le richieste di cassa integrazione dei settori artigianali. Un fenomeno che si aggiunge alle chiusura già programmate per il periodo di agosto, con un uso ancora più elevato rispetto agli scorsi anni delle ferie imposte. Settori come l’edilizia, che gli scorsi anni non si sono nemmeno mai fermati a Ferragosto, quest’anno sono pronti a fare una pausa».
Ci sono poi situazioni che sviluppano un effetto domino, che inevitabilmente contagiano la grande catena della produzione e distribuzione. «Si pensi alle ditte di trasporti», osserva ancora il direttore locale della Cna, «che sono aziende tipicamente di stampo artigiano. Nel periodo di agosto saranno costrette per forza a ridurre gli orari di lavoro dei dipendenti perché risentiranno del calo di produzione, che metterà in moto, è chiaro, molte meno merci».
Un disegno più grande emerge. Un’economia interconnessa, che fatica a rilanciare una crescita. «Gli strumenti di sostegno alle aziende si stanno esaurendo», conclude Rettore, «adesso mi auspico arrivino maggiori risposte dal Governo. Che, insomma, si trovi il coraggio di affrontare la realtà della situazione con strumenti efficaci, e invertire la rotta». —
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