Festival, ritmo ed emozione Fischi a Crozza
INVIATO A SANREMO. Due Festival in uno, come ogni cantante cambia due canzoni. Lato A e lato B. Il lato A è l’emozione del «Va pensiero», è il ritmo frenetico impresso da Fazio e Littizzetto e dalla musica. Fuochi d’artificio, cuore. Poi c’è il lato B. C’è Crozza che imita Berlusconi e scatena le proteste di una parte, ridottissima, del pubblico, (una, due persone, «Gente che conosciamo bene e che si è fatta notare anche questa volta», dirà poi Fazio), che gridano «vattene», «buffone», che fischiano fino a far entrare Fazio in soccorso del comico che sarebbe tentato di uscire. Il contestatore più acceso viene invitato a uscire, il grosso del pubblico grida «fuori, fuori». Alla fine Crozza può andare avanti con il progetto che era partire con Berlusconi e poi passare a ridicolizzare Bersani («Monti sa quello che vuole, Vendola sa quello che vuole: io sono venti anni che guardo il menù», e ancora «Shakespeare con essere e morire aveva riassunto in due parole tutta la vita del Pd»). E giù applausi. Anche quando dice: «Vi rendete conto la sfiga di Bersani: se vince le elezioni e il 28 si dimette il Papa, lui resta comunque la seconda notizia». Certo, con Berlusconi era stato più duro, sulle cene eleganti, sui soldi lanciati all’orchestra e a Gubitosi, direttore generale Rai arrivato da Roma per cercare di calmarlo che all’inizio delle contestazioni era sbiancato. Ma con Ingroia tutto si ribalta ancora, Crozza scatena risate alle lacrime. Dottor Ingroia lei ha voglia di fare politica? «Voglia? E’ più un languorino». E quando prende in giro la Lista Monti mettendo alla berlina Luca Cordero Montezemolo. «Con l’Imu sul secondo cognome si risanava il bilancio dello Stato».
Ma che inizio era stato, che brividi. «Va pensiero» sul palco dell’Ariston ti prende in contropiede: «O mia patria sì bella e perduta, o membranza sì cara e fatal». Chi vuole intendere dove andremo a parare lo può fare al minuto tre del 63° Festival di Sanremo. Dopo che Fazio ha esordito con un «il Festival di Sanremo è la trasmissione più popolare della televisione. Qualcuno crede che popolare voglia dire di bassa qualità, ma non è così».
«Il Festival è l’ultima istituzione ancora in piedi, qui non si dimette nessuno», dicono Presta e Dose nell’Anteprima. Una sorta di posto da favola, sottolinea Luciana Littizzetto arrivando sulla carrozza di Cenerentola («Un misto fra Cenerentola e Crudelia Demon», ironizza Fazio) tirata da quattro cavalli bianchi. Pronti via, eccolo il 63° Festival di Sanremo, quello dell’amore gay sul palco, della scala che c’è e non c’è, di Giuseppe Verdi e della qualità cercata, esibita, dell’orchestra sospesa, delle doppie canzoni, lato A e B dei vecchi 45 giri nei juke-box.
Littizzetto legge una letterina a San Remo («Che non esiste in nessun calendario, nemmeno in quello Pirelli»), con varie invocazioni come «Non mi fare trovare rime presentando Gualazzi e Chiara Galiazzo». E promesse come non usare parole che iniziano con «ber» o finiscono per «oni». Inizio scoppiettante, ritmo forsennato, risate dopo la commozione con Verdi.
Poi si parte con le canzoni. Ecco «Essenziale» di Marco Mengoni, e ancora «Bellissimo» che però piace di meno a pubblico e giuria. Così come di Raphael Gualazzi viene scartata «Senza ritegno» e scelta «Sai (ci basta un sogno)», con il 62% dei voti. Ad annunciare la prima canzone che passa il turno arriva Marco Alemanno, compagno di Lucio Battisti, mentre per Gualazzi il «proclamatore» è Ilaria D’Amico. Siparietto con Felix Baumgartner, l’uomo che in caduta libera ha abbattutto il muro del suono. Poi tocca a Daniele Silvestri con «A bocca chiusa» e «Il bisogno di te (ricatto d’onor)» (bocciata), accompagnato dall’attrice Valeria Bilello. Seguito poi da Simona Molinari con uno splendido miniabito di lustrini, e Peter Ciccotti con «Dr. Jeckyll e Mr. Hyde» e «La felicità» (passata), accompagnati da Flavia Pennetta; Marta sui tubi con «Dispari» e «Vorrei» (passata), con le sorelle Parodi; Maria Nazionale, «Quando non parlo» e «E’ colpa mia», con Vincenzo Montella; Chiara, con «L’esperienza dell’amore» e «Il futuro che sarà» con il pallanotista Stefano Tempesti.
Poi arriva Crozza e tutto si incrina. «Battute già sentite», protestano su internet in molti. Ma potrebbe aver fatto bene agli ascolti. Oggi il responso di Auditel.
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