Figurativo e astratto Il confine sottile strappato dal tempo

Arte figurativa ed arte astratta a confronto in laguna sessant’anni dopo.
L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini aveva iniziato le sua attività così, nel 1954, con un convegno internazionale che metteva a confronto critici d’arte e artisti del tempo, chiamati a discutere su queste due forme di espressione, allora soprattutto pittorica, qualche anno prima che l’arrivo della Pop Art iniziasse a mischiare le carte.
E adesso, a sessant’anni di distanza, l’istituto di Storia dell’arte della Cini, ora guidato da Luca Massima Barbero, anche per celebrare l’anniversario ripropone, oggi e domani - tra la Fondazione di San Giorgio e Palazzo Grassi, che partecipa all’iniziativa con la Fondazione Pinault - aggiornati i temi di quello storico convegno, ora che la performance, la videoarte, le installazioni e in generale tutta l’arte concettuale hanno contribuito a mischiare le carte, rendendo labili quei confini tra astratto e figurativo allora ancora piuttosto netti.
I protagonisti di quel convegno erano, tra gli altri, giganti del calibro di Sergio Bettini, Lionello Venturi, Giulio Carlo Argan, Gillo Dorfles (peccato non ci sia anche questa volta, vista la sua straordinaria longevità) e, sul fronte artistico, Gino Severini, Felice Carena, Emilio Vedova.
E scriveva allora Vedova, proprio intervenendo a quello storico convegno: «Dopo gli anni della negazione, gli anni sconcertanti affidati all’ultimo segno - disperato sismografo almeno dell’esistere - il libero linguaggio astratto è forse oggi la sola storia di quelle emozioni che non possiamo comunicare altrimenti. L’avvicendarsi accanito degli avvenimenti nuovi, con le conseguenti fratture interne, portò l’uomo ad un tempo di solitudine, di raccoglimento. L’uomo investito in tutto il suo essere, riportato alle forze prime, nella smemoratezza delle infinite pastoie di tutti i tipi. Gli elementi primi, furono ancora le confidenze, del sempre. La nostra esigenza sarà di riscattare i segni, i colori da tutte le pigrizie, da tutti i vizi, per la grande avventura: per la nascita espressiva di una nuova condizione umana».
La prima giornata alla Cini (oggi dalle 9.30) sarà incentrata sul linguaggio della critica artistica del dopoguerra con gli interventi di Enrico Crispolti e Flavio Fergonzi, che precederanno la relazione di Barbero sulla Venezia del 1954, tra la Biennale e il convegno stesso.
Gli scambi internazionali tra i critici e gli artisti dell’epoca saranno poi evocati nel pomeriggio da Fabrice Hergott e Sileno Salvagnini. Concluderanno infine la giornata gli interventi di Paolo Rusconi e di Stephen Petersen dedicati alla figura di un artista come Renato Birolli e al tema dello spazio, centrale sia nell’arte astratta sia in quella figurativa.
La seconda giornata di studi, domani, sempre dalle 9.30, ma nel Teatrino di Palazzo Grassi, sarà invece una sorta di laboratorio legato alla storia dell’arte.
Saranno proiettati, in anteprima italiana, i cinque primi documentari della rassegna Un oeil, una histoire, realizzati da Marianne Alphant e Pascal Bouhénic, dedicati ad alcuni dei più importanti storici dell’arte del Novecento quali Georges Didi-Huberman, Rosalind Krauss, Gilles A. Tiberghien, Michel Thévoz e Victor Stoichita.
Enrico Tantucci
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