Finanza, blitz al mercato in Prato Trovati finti capi Harvey Miller

Il mercato di Prato della Valle entra nella catena del falso con un maxi-sequestro della Guardia di finanza. Un ambulante pachistano è stato sorpreso a vendere capi contraffatti del marchio Harvey Miller - Polo Club. Sullo sfondo c’è sempre il Centro Ingrosso Cina, perché è lì che aveva acquistato il materiale.
il sequestro
Nel banchetto, che si trova sul versante del Prato in prossimità di via Belludi, sono stati sequestrati 1.252 polo e t-shirt, mentre altre 679 sono state ritirate dal mercato dall’ingrosso cinese di corso Stati Uniti. I capi erano la riproduzione perfetta di quelli prodotti dal marchio che produce abbigliamento ispirato alle divise dei giocatori di Polo. L’operazione è stata condotta dai Baschi Verdi, dopo un lavoro di monitoraggio.
È stato individuato così l’ambulante pachistano, titolare di un banco nel mercato settimanale in Prato. Ovviamente i prezzi di questi finti capi Harvey Miller erano in vendita a prezzi talmente bassi da risultare imbattibili.
la filiera
Dopo il sequestro è stata analizzata la documentazione contabile ed è in questo contesto che sono spuntate le bolle di acquisto dell’ingrosso cinese. Il giorno successivo, quindi, sempre i Baschi verdi hanno perquisito il fornitore, un commerciante cinese che ha una postazione nel capannone di corso Stati Uniti. Il titolare del negozio ambulante e il legale rappresentante della società sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Padova e dovranno rispondere dei reati di “introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi”. I capi non autentici, sottoposti a sequestro penale, hanno un valore commerciale stimato 100 mila euro. «L’intervento è un’ulteriore testimonianza della missione della Guardia di Finanza, a tutela del mercato dei beni e dei servizi, finalizzata a garantire la sicurezza e la salute dei consumatori» dice il colonnello Fabio Dametto, comandante provinciale della Finanza.
ascom ringrazia
Pronta la reazione dell’Ascom, che ribadisce il proprio ruolo centrale nell’attività di denuncia delle irregolarità del Centro Ingrosso Cina. «Sono anni che definiamo quella struttura come l’hub della contraffazione» ribadisce Patrizio Bertin. Non ci stancheremo mai di sottolineare come i rischi per la salute connessi ai commerci illegali vengano troppo spesso sottovalutati, così come viene sottovalutata la pericolosità sociale del fenomeno contraffazione che cancella posti di lavoro e non contribuisce alle attività dello Stato perché non paga tasse». —
Enrico Ferro
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