Finti incidenti per incassare soldi: chiesti oltre vent’anni di pena

A processo 22 persone: a cinque è contestata l’associazione a delinquere, erano le menti della truffa. A sporgere denuncia 2 compagnie d’assicurazione, c’erano le stesse persone coinvolte in più sinistri

PADOVA. Finti incidenti a tavolino con una presunta frode ci circa 130 mila euro. Ieri il pubblico ministero Sergio Dini ha chiesto 22 condanne per un totale all’incirca di 20 anni di reclusione. Poi la parola è passate alla parte civile e alle difese e il processo è terminato a metà pomeriggio per essere poi rinviato al 27 ottobre per la sentenza. La pubblica accusa ha chiesto la condanna a due anni per i 5 imputati che avevano contestata il reato di associazione a delinquere, mentre per gli altri 16 la pena chiesta è stata di 6 o 9 mesi a seconda se era contestato uno o più casi di incidenti fasulli. Parte civile figura l’Allianz Assicurazioni, It Italiana Assicurazioni, Arca e Direct Line tutelate dai legali Lorenzo Locatelli e Mauro Bonato.

Per la pubblica accusa i cervelli del raggiro sono Alfredo Gamba, 54 anni di Padova; Adriana Laghi, 56 di Camposampiero; Roberto Gesuato, 41 di Borgoricco; Corrado Vadalà, 61 di Mestrino e Salvatore Bandiera, 65 di Camposampiero, accusati di associazione a delinquere. Accusa più lieve, di fraudolento danneggiamento di beni (le auto coinvolte nei falsi incidenti) e quindi di conseguenza la pena chiesta più lieve per Sara Agnoletto, 25 anni di Camposampiero; Matteo Bacco, 62 di Padova; Giovanna Barbara, 50 di Cadoneghe; Leonardo Barbara, 37 di Cadoneghe; Susanna Barbato, 52 di Cadoneghe; Vittorino Bordigato, 77 di Padova; Lino Cacco, 57 di Noventa; Erik Casarin, 40 di Cadoneghe; Lorenzo Cordi, 74 di Padova; Bruno Fanton, 81 di Padova; Andrea Favero, 42 di Padova; Turno Ferrarese, 53 di Giavera del Montello; Fabio Mattiuzzo, 35 di Fiumicino (Roma); Diego Mezzalira, 54 di Legnaro; Annalisa Moscardo, 60 di Cadoneghe; Enrico Nicolini, 55 di Vigodarzere e Gastone Nobile, 73 di Padova. Per loro quindi una pena variabile da 6 a 9 mesi. Erano state le compagnie assicurative Allianz e Genialloyd ad insospettirsi dalle troppe causalità nel 2012 e per questo a prendere carta e penna e firmare un esposto alla Guardia di Finanza. Ci sono diversi incidenti che che coinvolgono le stesse persone: prima sono ferite in un tamponamento, poi uno tampona l’altro. Strano. Una fatalità. No, per la procura c’è malafede e l’incidente e le lesioni sono solo sulla carta. Anzi, solo sul Cid. Parte l’inchiesta e scattano le prime verifiche e vengono alla luce i falsi incidenti destinati a far incassare somme (dai tremila agli oltre novemila euro a ferito) che, in “percentuale fissa”, andavano nelle tasche di chi aveva architettato il business. Si tratta di piccoli sinistri, ma il risarcimento lievitava grazie all’immancabile “colpo di frusta” per il conducente dell’auto e pure per i passeggeri. Due imputati sono finiti nei guai in una inchiesta parallela della procura di Venezia. Con un paio di colpi di frusta l’anno, si poteva far a meno di lavorare.

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