Flash mob da Benetton per i mille morti di Dacca

Passamontagna con i colori dell’arcobaleno. E un blitz nel nome dei morti di Dacca. Ieri gli attivisti del centro sociale Pedro hanno “sanzionato” così il megastore Benetton in pieno centro.
«United colors against Benetton» è lo slogan che campeggia nello striscione srotolato davanti alle vetrine. La protesta è sull’onda del crollo, avvenuto il 24 aprile, della fabbrica tessile in Bangladesh da dove uscivano anche i capi d’abbigliamento griffati Benetton e da alte multinazionali.
«Siamo voluti venire davanti alla Benetton per mettere in piedi un'azione di blocco e chiusura per quanto sta succedendo in Bangladesh» spiega Sebastian Kohlscheen, «È la regione dove sono morte più di mille persone a causa delle condizioni in cui lavoravano».
Circa una cinquantina di manifestanti hanno bloccato l'entrata del negozio, paralizzando di fatto l'attività del punto vendita. «Siamo venuti qui per chiudere Benetton e coprire i vestitini e le magliettine colorate delle vetrine con le immagini degli omicidi che Benetton commette nel mondo» continua Kohlscheen, «Tutti devono sapere che gran parte di quello che consumiamo e indossiamo è prodotto dalla sfruttamento selvaggio di uomini e donne».
Davanti ai manichini sono state esposte le drammatiche fotografie del massacro provocato dal crollo dell’edificio a Dacca. Vetrine prese di mira perché, come sostengono i manifestanti, Benetton e gli altri marchi nazionali e internazionali producono nel Bangladesh utilizzando lavoratori sottopagati e costretti a condizioni inaccettabili. Il blitz di ieri davanti al negozio Benetton di via Risorgimento è scattato in contemporanea ad analoghe iniziative in altre città del Nord Est.
Alice Ferretti
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova