Freddy Sorgato: io, vittima di un clamoroso inganno senza prove, movente e nemmeno morti

Omicidio Noventa, dal carcere una lettera al mattino: «Il mio caso costruito a tavolino senza una logica»
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PROCESSO SORGATO. Freddy Sorgato
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PADOVA. «Un clamoroso inganno mediatico per coprire un errore gravissimo di fretta investigativa e chiudere il caso come omicidio premeditato. Il tutto senza prove né movente e, soprattutto, senza morti». Sono lontani i tempi delle piroette e dei colpi d’anca nelle pazze notti al circolo latino-americano. Nella vita di Freddy Sorgato, camionista, ballerino, scapolone d’oro con Audi station wagon e villa da sogno, adesso c’è un unico orizzonte chiaro. Quello di trascorrere 30 anni in carcere per l’omicidio di Isabella Noventa.



La lettera

Ma nonostante il 16 febbraio prossimo saranno trascorsi ormai tre anni dal suo arresto, da quello della sorella Debora (30 anni di reclusione anche per lei) e dell’amante Manuela Cacco (16 anni e 10 mesi), Freddy resta sempre l’uomo sfrontato che davanti alle telecamere di Chi l’ha Visto dichiarava: «La mia unica colpa è essere l’ultima persona che l’ha vista».

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Parlava di Isabella, la sua fidanzata, sparita nel nulla in un freddo venerdì sera, il 16 gennaio del 2016. Ora con la stessa sfrontatezza Freddy attacca giustizia, polizia e stampa. Lo fa con una lunga lettera inviata alla redazione del mattino di Padova.

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Contro la polizia

«La strategia improntata dai tutori di giustizia doveva e deve seguire la logica dell’ipotetica interpretazione basata sul racconto della signora Manuela Cacco, mitomane e protagonista di altre vicende giudiziarie familiari qui evitate per darle credito e affidabilità» scrive.

Gli accertamenti della Squadra mobile di Padova hanno chiarito come Manuela Cacco non solo fosse la sua amante ma anche la donna che aveva scelto per gestire la tabaccheria di sua proprietà, in centro a Camponogara (Venezia).

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«È stata estrapolata la denuncia del suo verbale dove dichiara di non avere visto nulla di ciò che racconta perché non era presente. A voi un giudizio».

Freddy torna, ancora una volta, senza capire il peso delle sue parole, sulla morte dell’ispettore di polizia Rosario Sanarico, il sub morto durante le ricerche nel Brenta. «Il responsabile del procedimento investigativo, eccellente generale d’operazione da tenere labile la sicurezza delle squadre dirette, causandone la morte di un membro. Naturalmente tutto il merito spetta a me, dimenticandosi che le ricerche sono iniziate prima dai fiumi che circondano Padova, un mese prima del mio arresto» si legge nei tre fogli scritti fitti in stampatello.

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Dunque, a modo suo, respinge le accuse di chi pensa che debba avere sulla coscienza anche la vita del poliziotto. Fa spallucce, dimenticando invece che fu proprio lui, dopo qualche giorno di cella, a indicare agli investigatori il punto in cui sosteneva di avere gettato il cadavere di Isabella. Cosa che poi si è rivelata una bugia colossale, visto che il corpo non è stato trovato.

BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PROCESSO SORGATO. Freddy Sorgato
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PROCESSO SORGATO. Freddy Sorgato


Contro la stampa

Nei giorni successivi alla scomparsa Freddy Sorgato non si negava ai giornalisti. Rispondeva al telefono senza mai entrare nel merito e poi, quasi sempre, iniziava un fastidioso conto alla rovescia con aria di sufficienza: 10, 9, 8... fino al clic che contraddistingue la fine di ogni telefonata. «Qui in carcere il tempo non manca di certo» scrive.

«Ho potuto seguire la narrazione e la descrizione dei vasti articoli da voi proposti che hanno indirizzato nell’unica ideologia l’opinione pubblica al fine di screditare e diffamare la mia persona nel modo più spregiudicato che esista». Parla di lesione del “dovere di verità” e di “bugie” Freddy.

«D’altronde la vostra ignoranza in materia è talmente ovvia che solo un lettore mediocre beve a gran sorsate ciò che gli viene propinato come vino pregiato», aggiunge.

GENESIN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INTERROGATORIO DELLA CACCO. EMANUELA CACCO
GENESIN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INTERROGATORIO DELLA CACCO. EMANUELA CACCO


Contro la giustizia

Ne ha anche per i giudici. «Che se ne rida della giustizia italiana nel mondo è certezza, se poi diamo ulteriore linfa per alimentarla è diabolico» «Ciò che a tutti non è chiaro è come il mio caso sia stato costruito a tavolino dove la logica non c’è, molti punti non combaciano e non esiste un filo di ragionevolezza che unisca più punti». Il carcere, prima di tutto, è rieducazione. Freddy Sorgato ora ha l’occasione di ripensare alla sua vita, a com’era e com’è. Provi a dare qualche risposta e soprattutto restituisca delle spoglie su cui piangere a chi Isabella l’amava davvero. —


 

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