Frode informatica, ripulito il conto degli avvocati di Padova

PADOVA. Se sarà scoperto difficilmente verrà difeso da un avvocato del Foro di Padova. Non solo perché l’Ordine in questo caso è parte lesa, ma anche perché non s’è mai visto una vittima chiedere clemenza per chi l’ha derubata.
La notizia è di quelle destinate a far parlare: un ladro informatico, nei giorni scorsi, è entrato nel conto “on line” dell’Ordine degli avvocati di Padova e grazie ad alcune password (forse clonate) ha effettuato cinque bonifici per un totale di 300 mila euro. C’è chi dice addirittura 400 mila. Soldi che tramite una banca di uno stato europeo (Polonia) sono stati trasferiti su conti nel Far Est (via Thailandia). Un modo molto semplice per rendere impossibile il rintraccio del denaro.
Accreditamenti, questi, che il presidente dell’Ordine e nemmeno il tesoriere avevano autorizzato. Il “buco” nel conto è stato scoperto perché l’istituto di credito dove era depositato il denaro, al quinto bonifico, ha chiamato la segreteria dell’Ordine e ha chiesto se i trasferimenti fossero stati autorizzati. Una volta scoperto l’ammanco, il conto è stato “congelato” ed è scattata la denuncia compilata in procura.
Si parla di frode informatica. La denuncia è stata presentata contro ignoti. D’altra parte vien difficile pensare che un dipendente dell’Ordine degli avvocati di Padova faccia operazione di home banking di questo tipo sperando di farla franca. Più facile (ed è questa l’ipotesi più accreditata anche dagli investigatori della procura) che si tratti di uno “smanettone”, un hacker, insomma, termine coniato apposta per chi riesce ad aggirare “muri “ informatici” messi a protezione di siti considerati sicuri. Amuli di Julian Assange, insomma, tuttavia, interessati più al vil denaro che ai segreti di Stato.
L’Ordine ha già deciso di tutelarsi chiedendo una relazione di tutti i movimenti alla banca dove è aperto il conto. L’Ordine ha chiesto di sapere perché, visto l’importo dei bonifici, non sia scattato già al primo il messaggio per un controllo remoto della transazione. Procedura che garantisce i titolari di conti correnti di non trovarsi, appunto, da un giorno all’altro con il conto a zero.
L’indagine mira innanzitutto a capire come sia stato possibile che qualcuno sia riuscito ad entrare nel conto on line per alleggeririrlo di 3-400 mila euro senza colpo ferire. Normalmente le banche hanno dei codici prestampati e il sistema chiede ogni volta una password nuova per validare l’operazione. Nell’ultimo anno, molte banche hanno cambiato sistema, affidandosi a chiavi che cambiano in automatico, ogni minuto, la password. Sistemi considerati molto più sicuri rispetto alle tessere con i codici prestampati, ma che evidentemente non garantiscono ancora un grado di sicurezza eccellente.
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