Frustate e punizioni corporali ai chi non ubbidisce al boss

Chiuso in carcere il 32enne considerato uno dei capi della mafia nigeriana In un video ordina il castigo: «Dagli dieci colpi, se non sento il rumore ti uccido»



Durante un meeting in Sardegna della mafia nigeriana avrebbe chiesto una punizione corporale per una persona nell’ambito degli equilibri all’interno del gruppo criminale. Ma l’incontro, del luglio scorso era ascoltato dagli investigatori con delle microspie. E Fred Iyamu, 32 anni, nigeriano (soprannominato don Jazzy) ieri è finito davanti al giudice Mariella Fino che ha convalidato il fermo, disponendo la custodia cautelare in carcere. L’indagato, assistito dall’avvocato Leonardo Arnau è considerato tra i capi di quell’associazione criminale (che si occupava di prostituzione e droga) che si rifà al “Vatican Aviary».

«DAGLI 10 FRUSTATE»

«Dagli 10 frustate, se non sento il rumore ti uccido» dice Iyamu, che risiede a Cadoneghe nel video spiato dagli investigatori sardi. Le frustate vengono date nella stanza accanto, si sente il rumore. Pochi istanti prima il nigeriano da punire lascia la riunione con la testa china. Il video di quel ritrovo segreto è stato diffuso. La Direzione distrettuale antimafia di Cagliari ha disposto un decreto di fermo per 27 soggetti ma nell’anno e mezzo di indagini sono state coinvolte 36 persone. Sono accusati di associazione di stampo mafioso, tratta di esseri umani aggravata dallo sfruttamento della prostituzione e traffico di sostanze stupefacenti. La cellula sarda dell’organizzazione mafiosa della “Supreme Eiye Confraternity”, fra le più grosse a livello internazionale, era guidata da un ivoriano di 41 anni. A Cadoneghe è stato fermato il “grand Ibaka”, il nigeriano, come detto considerato una delle figure apicali dell’organizzazione italiana della Supreme Eiye Confraternity, chiamata “Vatican Aviary”, con cui era in contatto la cellula sarda. La base operativa era stata individuata in un capannone in territorio di Selargius, località Sa Musciuridda, a pochi chilometri da Cagliari, dove gli investigatori sono riusciti a piazzare micro videocamere e strumenti di intercettazioni ambientali. L’attività della cosca è così pian piano emersa in tutte le sue sfaccettature. Nel capannone si tenevano generalmente i “general meeting” della cellula sarda, in cui tutti i componenti erano inquadrati in un organigramma con distinzione dei ruoli e degli incarichi ricoperti da ciascun affiliato. Ora bisognerà capire se Iyamu gestisse direttamente dalla sua casa di Cadoneghe gli interessi della cellula mafiosa che era perfettamente organizzata. E dove lui aveva un ruolo importante, decidendo anche di punire chi sgarrava e non rispettava le regole. Per ora resta in cella, anche se non è escluso che il suo legale possa chiedere preso una misura meno afflitiva. —



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