«Funerale» per il bar Le chiavi alle istituzioni

Massimo Viero spalleggiato dal Comres punta l’indice sull’Amministrazione «Dieci anni di lavoro cancellati dall’isola pedonale e dal San Gaetano»
Di Elvira Scigliano

La rabbia personale e il simbolo di un destino comune. Un bar che chiude diventa il “caso” di un’intera via che muore. Massimo Viero a fine giugno ha chiuso «Il Giullare», piccolo bistrot con la musica fin sotto i portici.

Di qui la rabbia contro la morsa della crisi che ha mangiato tutti i soldi; ma anche per le «istituzioni sorde al grido di dolore di noi piccoli commercianti». Rabbia perché a 40 anni suonati «devo tornare a casa dai miei genitori».

Viero si è sentito soffocato «dalle scelte scellerate dell’Amministrazione». Spiega: «Prima con la zona pedonale che ha precluso una parte della città e poi con la ristrutturazione del San Gaetano, dimostratosi un altro peso da trascinare che ha eliminato gli ultimi parcheggi». Viero non ci sta a chiudere in silenzio dopo quasi 10 anni di fatica. Così ieri mattina, seguito da un drappello di commercianti della Comres con il lutto nero al braccio, “vestito” di un cartellone con una bara disegnata (che annunciava le esequie del suo locale) ha simbolicamente consegnato le chiavi del «Giullare» a Roberto Furlan, presidente della Camera di Comemrcio, e al vicesindaco Ivo Rossi. Il primo ha ascoltato con visibile amarezza la storia del barista. Rossi ha rifiutato le chiavi.

«Il mio bar esisteva dal 1950» si sfoga Viero «Con il mio socio l’abbiamo rilevato nel 2004. Fino all’anno scorso avevo anche una ragazza a chiamata, ma nell’ultimo anno non battevo scontrini. Alla fine, solo tasse e debiti. Devo ringraziare la padrona del locale che ha abbassato l’affitto da 1.000 a 700 euro: non è bastato a farmi stare a galla. Avevo investito più di 100 mila euro nell’attività: dopo un’esperienza di barista all’Agripolis pensavo di fare il salto di qualità venendo in centro, pensavo addirittura di “laurearmi”. Invece negli ultimi mesi non riuscivo nemmeno a pagare l’affitto».

«Dietro una chiusura», commenta Massimiliano Pellizzari, presidente della Comres, «c’è sempre un dramma familiare. Quello che proponiamo alla Camera di Commercio è istituire un fondo per chi fallisce: per i dipendenti ci sono gli ammortizzatori; per noi piccoli commercianti niente».

Replica Furlan: «Sono mesi che ci stiamo occupando degli imprenditori, tuttavia lo strumento del fondo oggi non esiste nelle maglie della legge, ma ce ne stiamo occupando e vedo ipotesi di prospettive future. Il disagio è fortissimo, ma non possiamo intervenire con azioni individuali: dobbiamo agire sempre nella logica del sistema».

Solo in questi giorni la Camera di Commercio ha messo a disposizione 5 milioni di euro per anticipare i crediti che le aziende vantano dai Comuni padovani.

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