Genio del commercio e inventore del gusto

A ventitré anni Goupil parte con stampe e litografie, in pochi anni con il suo fiuto per gli affari costruisce un impero. Il suo motto: un quadro in ogni casa d’Europa
Di Cinzia Gagliardo

Nel 1829, al civico 12 di boulevard Montmartre, aprì una rivendita di stampe e litografie di opere antiche e contemporanee à la mode. Jean Baptiste Michel Adolphe Goupil era appena entrato in affari con Henry Rittner, figlio di importanti mercanti d'arte tedeschi, che aveva affinato le proprie abilità in una delle gallerie di famiglia a Londra. L'intento del ventitreenne, ambizioso e determinato, fu quello di carpire al suo socio e cognato, i migliori trucchi del mestiere.

Anche per Goupil, l'arte era di casa: nonostante il buon sangue, il francese, che discendeva dai Drouais, ritrattisti e miniaturisti fra i più apprezzati alla corte di Versailles, più che l'abilità con i pennelli, mostrò un gran fiuto per gli affari. Il giovane, infatti, realizzò, nel giro di qualche anno, il più grande impero basato sulla vendita di prodotti editoriali e oggetti d'arte dell'Ottocento con cui si guadagnò anche il titolo di capitano d'industria e cavaliere della Legione d'Onore. Perché da grande uomo d'affari, l'attività imprenditoriale fu sempre al centro dei suoi pensieri: si sa che fu sempre molto abile, per non dire scaltro e a volte spregiudicato, nel creare relazioni utili alla sua attività sempre in espansione, nell'agguantare nuovi artisti e nel stipulare con loro serrati contratti d'esclusiva. “Cortese” lo definì Giuseppe De Nittis appena lo conobbe. Al Salon del 1874, il francese, corrompendo la giuria, fa si che un solo quadro fra i due presentati dal pittore pugliese fosse accettato, promettendogli, però, che se fosse tornato a pitture più consone e se avesse fatto meno di testa sua, il rifiuto gli sarebbe stato risparmiato.

Si può ben immaginare come la prese De Nittis. Nessuno dei familiari di Goupil stette con le mani in mano troppo a lungo. Il patron li coinvolse tutti nel suo lavoro. E non poteva non essere così. Nel quartiere di Nouvelle Athènes in cui vivevano personalità come Théodore Géricault e Alexandre Dumas, la famiglia risiedeva in una palazzina, l'Hotel Goupil in rue Chaptal 9, sede di memorabili balli in maschera come riportano le cronache del tempo, dove si poteva tranquillamente inciampare in un busto di Donatello, imbattersi nell’ultima fatica di Ingres o ritrovarsi in un salone orientaleggiante, come voleva la moda dell’epoca, definito dai contemporanei “una delle meraviglie di Parigi”.

La moglie Elisabetta Victorine Goupil Brincard lavorò sempre a fianco del marito e appena i figli raggiunsero un’età adeguata prestarono servizio nell’azienda paterna: il figlio maggiore Léon fu mandato giovanissimo a gestire la filiale newyorkese, Albert, apprezzato collezionista e fotografo, divenne manager della sede parigina di Montmartre sostituendo Theo Van Gogh, ammalatosi gravemente. Il mercante non dubitò un secondo nel dare in sposa la figlia Marie, appena ventunenne, al maturo pittore Jean-Léon Gérôme, gloria del Neoclassicismo e autore del quadro “Pollice verso” che ha ispirato Ridley Scott per il film “Il Gladiatore”. Questo sodalizio portò prestigio a entrambi: fama oltre i confini francesi al pittore e molti nuovi artisti nella scuderia a Goupil, direttamente selezionati dal genero all’Ècole Nationale des Beaux Arts in cui insegnava.

Morì nel 1884, lasciando la sua Maison nelle mani dei suoi collaboratori che tennero nella ragione sociale il nome “Goupil” come garanzia di qualità.

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