Gian Antonio Stella, Paolo Rossi e il mondo della burocrazia

Spettacolo applauditissimo in Palazzo della Ragione per la Fiera delle Parole: il comico e il giornalista uniti per dire che «il mondo della burocrazia è fuori dal mondo»

PADOVA. Risate amare di fronte alla disperazione di un Paese che ha fatto del burocratese la propria lingua ufficiale. Il giornalista e scrittore Gianantonio Stella ed il comico Paolo Rossi hanno descritto un’Italia stretta nella morsa dei commi, degli articoli, degli azzeccagarbugli che passano le giornate a rendere più complicata la vita dei cittadini.

Lo spettacolo serale della “Fiera delle Parole” ha registrato il tutto esaurito, il Palazzo della Ragione non ce l’ha fatta ad ospitare tutti coloro che volevano ascoltare la coppia che ha scattato una fotografia impietosa dello stato della burocrazia italiana. Dall’interrogazione parlamentare sulla mucca Clarabella, alla legge regionale promulgata ad hoc dalla Regione Sicilia affinché un privato cittadino possa darsi all’allevamento di due cardellini. Stella e Rossi, a suon di risate e di casi limite, hanno costretto la platea ad andare oltre, a non fermarsi al lato grottesco di questa bulimia legislativa tutta italiana.

Da Tacito a Montesquieu, lo scrittore ed il comico, hanno raccolto le riflessioni fatte sul tema della burocrazia nella storia, giungendo all’amara conclusione che «il mondo della burocrazia è fuori dal mondo». La morale? «Più fai una legge incasinata, più sei padrone di quella legge». Da una disquisizione «pop» alle ragioni letterarie che spingono a rifiutare il linguaggio astruso. Stella ha citato «L’Antilingua» di Italo Calvino. Mezzo secolo fa lo scrittore aveva già raggiunto conclusioni che secondo il giornalista del Corriere della Sera dovrebbero essere ben chiare a chi prende in mano un penna: secondo Calvino chi non ha il coraggio di scrivere che «ha fatto» qualcosa, ma deve per forza nascondersi dietro a un «ha effettuato», uccide la lingua italiana.

A chiusura di serata, una domanda a bruciapelo: «Ma chi ci guadagna dalla burocrazia?». Ne è seguito un elenco impietoso degli stipendi dei più grandi burocrati italiani, che arrivano a guadagnare il triplo del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, facendo moltiplicare il costo pro capite della macchina amministrativa, cinque volte superiore in Italia rispetto agli Usa.

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