Giorgione che non ti aspetti

Sua o no? Sulla «Maria Maddalena» è guerra di attribuzioni
La Santa Maria Maddalena che affascina critici e storici dell’arte: chi dice Giorgione, chi giura di no
La Santa Maria Maddalena che affascina critici e storici dell’arte: chi dice Giorgione, chi giura di no
«Arrivano ora due donne di vita alla Ca' d'Oro. La casa è sontuosa; voluta, arredata, abitata da un ricco capriccioso. Ogni piacere e ogni licenza gli sono consentite». Con queste parole - che riecheggiano maliziosamente, parafrasandoli, gli echi delle berlusconiane vicende femminili della villa di Arcore - Vittorio Sgarbi presenta (fino al 3 aprile) la mostra-confronto che ha inaugurato ieri a Venezia alla Galleria Franchetti della Ca' d'Oro. Su un tavolo ideato dallo scenografo Pier Luigi Pizzi, da una parte una Santa Maria Maddalena attribuita a Giorgione, una piccola tempera a olio su tavola di pioppo. Al suo fianco, una piccola statua in terraglia, Busto di donna, modellata nel 1923 su disegno e decorazione pittorica di Gio Ponti, dallo scultore Gigi Supino, un allievo di Adolfo Wildt. Il «ricco capriccioso», naturalmente, in questo caso non è Berlusconi, ma il barone Giorgio Franchetti, il collezionista a cui il museo è dedicato. Le due opere - di un collezionista umbro - sono in qualche modo consonanza, non solo perché escort potenziali, in quella che potrebbe essere la rilettura odierna della Maddalena con il metro adottato polemicamente dal critico. Ma perché la fascia che orna i capelli di entrambe, la posa e le vesti assai simili nella foggia, creano questa sorta di simbiosi tra le due figure femminili a dispetto dei secoli. Tutt'altro affare è l'effettiva paternità giorgionesca di questa Maddalena esposta, con il nome del grande maestro rinascimentale, nella mostra Giorgione e i giorgioneschi nel 1955 a Palazzo Ducale e poi acquistata all'asta a Firenze per circa un miliardo di vecchie lire dal collezionista che ora la presta. Per Sgarbi - che cita tra i contrari all'attribuzione a Giorgione del dipinto, solo Lionello Venturi, per cui era del Carpaccio - l'opera, a partire da Roberto Longhi, è di Giorgio di Castelfranco, tanto più dopo la notifica statale di critici come Mauro Lucco e Giovanni Agosti. Altri - restii alle attribuzioni extralarge per Giorgione, giustificate anche dalla scarsità di fonti e notizie sull'artista - ne dubitano. Storici dell'arte come Carlo Bertelli che contesta la formazione di Giorgione nell'ambito del Carpaccio, che giustificherebbe l'attribuzione a lui di questa «Maddalena». O Augusto Gentili, che scrisse: «Al 1496 - che è la data ora proposta per la Maddalena - Giorgione aveva diciott'anni e plausibilmente se ne stava in Castelfranco e dintorni ad affrescare facciate di case come ogni giovane pittore della Marca Trevigiana; mentre Leonardo ne aveva 44 e lavorava in Milano aL cenacolo e a molte altre cose. Non si capisce, francamente, quale misteriosa categoria dello spirito potesse metterli in contatto. Non si capisce, del resto, cosa mai ci sia di leonardesco - e di giorgionesco - in questa figura dai contorni nettamente delineati, vestita di colori freddi a contrasto, dove s'è tentato uno scorcio audace ma ne è uscita fuori una manona spropositata, dove le palpebre ondulatamente socchiuse, i dettagli d'abbigliamento e l'astratto cielo seguono una radicata tradizione quattrocentesca, integralmente veneziana/veneta: tanto che studiosi estranei alla scuola longhiana hanno pronunciato i nomi di Vittore Carpaccio e di vari pittori della bottega del Bellini».

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