«Giotto, nessun rischio» Gli esperti in sopralluogo

Ieri alla Cappella degli Scrovegni la visita dei più famosi restauratori italiani «Situazione di integrità, le crepe sono cicatrizzate. L’acqua? Sempre stata»
Di Aldo Comello
BARSOTTI - SOPRALLUOGO RESTAURATOTI AGLI SCROVEGNI
BARSOTTI - SOPRALLUOGO RESTAURATOTI AGLI SCROVEGNI

Giotto racconta, fa teatro, immagina quello che la realtà dimostra, cancellando gli stereotipi della tradizione figurativa. Giotto con gli affreschi degli Scrovegni che aprono il XIV secolo, provoca un ribaltone nella storia dell’arte. Il cantiere della Cappella diretto da Giuseppe Basile, tra il 2000 e il 2002 vede immersi in un’opera sublime e difficile i più famosi restauratori: Gianluigi Colalucci e Daniela Bortoletti, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, Pinin Brambilla Barcilon, «la signora del restauro». Dietro ognuno di questi nomi c’è lo strascico di interventi eseguiti sui capolavori dell’arte dal Giudizio Universale di Michelangelo alla Cappella Sistina, all’Ultima Cena di Leonardo, agli affreschi di Tiziano nella scoletta del Santo. Ieri sono ritornati, a 12 anni dal restauro, a rivisitare il luogo del proprio lavoro, la scatola magica affrescata dal pittore fiorentino, la chiesetta di Santa Maria Assunta. Questa visita è la risposta alla polemica sulla presenza dell’acqua nella cripta, fenomeno ciclico che si presenta ogni anno alimentando la preoccupazione di cittadini e appassionati dell’arte giottesca. «L’acqua c’è sempre stata», dicono gli esperti, «non è umidità, non c’è pericolo di risalita a lambire gli affreschi, è una conseguenza strutturale». Chiediamo se ci fosse l’acqua anche ai tempi di Giotto, magari lui l’aveva messa in progetto. Dicono di no, dicono che il fenomeno probabilmente cominciò a prodursi nell’800 quando fu raso al suolo il palazzo che affiancava la chiesetta, proteggendola. Comunque, oggi l’acqua fa parte di un equilibrio. Quindi cautela, attento monitoraggio ma nessun colpo di testa. Il restauro del 2002 è stato accuratissimo: «Abbiamo esaminato pietre e pittura centimetro per centimetro», dice Gianluigi Colaucci, «Ritroviamo una situazione di straordinaria integrità». Insomma, la Cappella è perfetta come la O di Giotto. Non mancano i segni del tempo, ma la statica è consolidata. La grande crepa che sfregia il Giudizio Universale e l’altra che taglia il cielo stellato sono vecchie ferite, oggi completamente cicatrizzate, anche se, col tempo, potrebbero aprirsi e richiudersi perché un manufatto antico “respira”. Le condizioni di conservazione degli Scrovegni sono dovute anche al microclima creato con il corpo tecnologico che sottopone i visitatori ad una mini-quarantena di purificazione. Ieri, con il sindaco Ivo Rossi c’era anche l’assessore Luisa Boldrin che ha annunciato un convegno, il 25 e 26 marzo. Ma perché allora, se è tutto a posto, le polemiche da parte di persone di cultura come la storica dell’arte Frugoni e l’archeologo paesaggista Salvatore Settis? «La loro attenzione all’opera di Giotto è lodevole», dice la Zari, «ma non sono dei restauratori, la loro è una sensibilità diversa».

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