«Giustina Destro va condannata a un anno»

Finte consulenze dall’imprenditore Caltagirone Bellavista, il pm chiede una multa di 450 mila euro
Padova 10-12-2014 Fondazione Bellisario Donne al Top 2014 Incontro Giovani, Lavoro, Formazione, come investire i propri talenti © Franco Tanel
Padova 10-12-2014 Fondazione Bellisario Donne al Top 2014 Incontro Giovani, Lavoro, Formazione, come investire i propri talenti © Franco Tanel
Colpevole del reato di concorso in finanziamento illecito ai partiti. Anzi, Giustina Mistrello Destro più colpevole ancora del coimputato, l’imprenditore romano Francesco Caltagirone Bellavista, 76 anni, a capo del gruppo Acqua Marcia, «per il ruolo istituzionale e politico allora ricoperto che rende la sua condotta ancora più grave» ha insistito il pm Maria D’Arpa davanti al giudice Beatrice Bergamasco. Pm che, ieri, ha reclamato un anno di carcere per l’ex sindaco di Padova, parlamentare per due legislature (azzurra poi nel gruppo misto), nove mesi per l’imprenditore, mentre a carico di entrambi ha chiesto il pagamento di una multa di 450 mila euro. In aula i due hanno ascoltato in silenzio, chiacchierando fra loro nelle pause d’udienza. Dura la requisitoria del pm D’Arpa che ha ricostruito l’inchiesta: tra il 2006 e il 2010 "la signora della politica", che nella capitale aveva preso il posto della lady dei salotti romani Maria Angiolillo, avrebbe incassato 450 mila euro, regolarmente denunciati al Fisco, sborsati da Caltagirone attraverso quattro contratti di consulenza a favore di due società del gruppo Acqua Marcia. Soldi pagati con bonifici accreditati in un conto corrente di Antoneveneta intestato a Giustina Destro. Il primo contratto è stipulato il 26 giugno 2006, durata un anno e mezzo e compenso di 140 mila euro; il secondo è datato 7 gennaio 2008, sei mesi prorogati a un anno, pagato con bonifici per 80 mila euro; il terzo è del 7 gennaio 2009 per 80 mila euro; il quarto è datato 7 gennaio 2010 ed è siglato per un anno e un compenso di 150 mila euro. La giustificazione? L’individuazione di nuove iniziative in ambito portuale o commerciale, un “oggetto” vago, in realtà una consulenza mascherata che non ha mai avuto uno sviluppo concreto per le aziende del gruppo Acqua Marcia, ha insistito la pubblica accusa. «Chi firmò i contratti per conto del gruppo è stato interrogato nel corso del processo. Ed è emerso che nulla sapeva delle consulenze affidate alla Destro. “È una faccenda che seguiva personalmente Caltagirone” è stato ribadito in aula» ha rammentato il pm. Non a caso quando Giustina Destro arrivava nei suoi uffici, l’imprenditore interrompeva qualsiasi riunione per accoglierla. In quel periodo importante il suo ruolo nella politica: era l’erede dell’aristocratica romana nel cui palazzo erano state decise spesso le sorti del Paese e si erano siglati accordi politici. Secondo il pm D’Arpa «questi contratti di consulenza sono finti, escamotage impiegati per pagare finanziamenti illeciti o addirittura tangenti». Di nuovo in aula per l’arringa delle difese e la sentenza.


Cristina Genesin


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