Giustizia tributaria nel mirino Tiengo: «Urge una riforma»

Oggi nell’auditorium Trabucchi tavola rotonda tra esperti  In Veneto sono pendenti  10 mila cause affidate a giudici  onorari pagati a cottimo

Il fisco da una parte, il cittadino dall’altra. Ma tra i due contendenti c’è sempre un giudice a decidere se pagare e quanto pagare. Un giudice inserito nel sistema della giustizia tributaria. Una giustizia la cui riforma è al centro del dibattito e dell’agenda di governo: nel contratto tra Lega e M5S esplicito il riferimento. Oggi dalle 15.30 nell’auditorium Trabucchi (accanto a piazzale Boschetti) tavola rotonda sul tema “Giustizia tributaria. Analisi e prospettive del contenzioso e della Corte di Cassazione” introdotto dall’avvocato Michele Tiengo, presidente della Camera avvocati tributaristi del Veneto; seguiranno interventi del consigliere di Cassazione Enrico Manzon, del presidente della commissione tributaria regionale del Veneto Massimo Scufi, del professor Roberto Schiavolin dell’Università di Padova, del presidente Uncat (Camera avvocati tributaristi) Antonio Damascelli.

Giudici onorari

«La Giustizia tributaria si occupa di migliaia di questioni che interessano cittadini, imprese, società, associazioni nel rapporto con il Fisco. Nel Veneto sono pendenti 10 mila cause, con valori medi elevati, superiori a 250 mila euro», spiega l’avvocato Tiengo, «È una massa enorme di controversie affidate, quanto alla decisione, a un giudice speciale, ossia dedicato solo a questa materia, ma onorario». In primo grado le controversie spettano alle commissioni tributarie provinciali, in secondo grado alle commissioni regionali, tutte formate da giudici togati (cioè professionisti che provengono da altre giurisdizioni e che come primo lavoro si occupano di diritto civile, penale, amministrativo, contabile o militare). Il lavoro in commissione è “un extra” pagato a cottimo come per gli altri giudici scelti fra professionisti iscritti in albi fuori provincia, semplici laureati in materie giuridiche o economiche o dipendenti di pubbliche amministrazioni.

Conflitto d’interesse

«Si tratta di 3 mila giudici pagati con un mortificante sistema a cottimo in base al numero delle sentenze depositate e con un modesto emolumento fisso cui si aggiungono 25 euro a sentenza», osserva l’avvocato Tiengo. In Veneto i giudici tributari sono 140. remunerati con compensi insufficienti per vivere svolgendo solo questa attività: un sistema sbagliato. «L’esigenza di specializzazione contrasta con il carattere onorario dell’impegno», rileva il legale. «La macroscopica anomalia dell’attuale sistema? La macchina giudiziaria è organizzata e gestita dal Ministero dell’Economia e Finanze». Ovvero da chi controlla una delle parti del processo, le Agenzie delle entrate. Così l’operato del Fisco «è valutato da un giudice organizzato e pagato dal Ministero al quale finisce l’incasso delle tasse oggetto delle controversie». E sempre più spesso i contenziosi vedono anche in campo il cittadino contro gli enti locali (Comuni) titolari di potere impositivo. «Ogni anno in Italia vengono iniziate 200 mila cause che si aggiungono all’arretrato», aggiunge Tiengo. Una massa di cause che ingolfa anche la Cassazione, ultimo grado di giudizio.

Urge una riforma

«Alzi la mano chi pensa che un processo così possa definirsi “giusto”» , rileva Tiengo.

Tre i pilastri della riforma chiesta dagli operatori: «L’arruolamento di giudici professionali tramite concorso, la riorganizzazione del sistema giudiziario indipendente dal Ministero dell’Economia e una disciplina del periodo transitorio tra il sistema onorario e quello professionale. La Giustizia tributaria va amministrata con efficienza e competenza» conclude, «anche a tutela dei cittadini e delle imprese della nostra Regione, come del resto del Paese».

Cristina Genesin



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