Gli abiti di scena della lirica ma sulla Callas si fa confusione

PASSARIANO. A Villa Manin di Passariano nella mostra Il Teatro alla Moda sono esposti novantanove costumi di scena creati da stilisti italiani per noti interpreti di lirica, teatro e danza, che testimoniano il legame culminato agli inizi degli anni Ottanta del Novecento tra la moda e il palcoscenico (fino al 4 novembre).
L'esposizione, curata da Lara Alberti, raccoglie i prestiti della Scala e il Piccolo di Milano, la National Opera di Washington, il Teatro Regio di Parma e le maison stesse: abbigliamenti esibiti da star quali Caballé, Kabaivanska, Ricciarelli, Pavarotti, Bonfadelli e Antonacci. Si va dall'eleganza scultorea e coloristica degli abiti di Capucci e Versace, alle geometrie delle stoffe di Missoni, le note finezze di Valentino, la fantasiosa originalità di Gigli. Vesti in crêpe de chine, taffetà e satin che Marras e Coveri hanno rese sontuose con intarsi e ricami fatti di strass, paillettes e canutiglie, tono su tono.
La rassegna è itinerante dal 2010 con altro curatore, qui mancano però le ideazioni di Fendi, Ungaro, Armani e Ferretti. In compenso vi sono le sezioni dedicate a due affascinanti personaggi, legati da ben nota amicizia: Pier Paolo Pasolini e Maria Callas, con dodici costumi della collezione Michele Nocera. Tra essi la veste nuziale, corredata da gioielli, di Lucia di Lammermoor, che la didascalia dice indossata nel 1956 alla Staatsoper di Vienna. Il soprano greco, però, per la Scala aveva adottato nel 1954 i costumi di Ebe Colciaghi, esibiti anche il 12 giugno del '56 a Vienna (La Scala production), come si vede in varie foto che la ritraggono in quelle interpretazioni. La mise e i gioielli esposti a Villa Manin sono invece documentati in un libretto del 1988, "Una vita per la lirica. Biografia artistica di Lina Aimaro Berlasi", di Michele Nocera, indossati dal soprano torinese che cantò nel ruolo di Lucia già nel 1939 al Metropolitan e terminò la carriera nel 1951. Impensabile che la Divina, di quasi dieci anni più giovane, proprio all'apice della fama si sia presentata in scena con costumi usciti dal baule di una collega in declino e usati diversi anni prima. Lasciano perplessi anche i costumi della Traviata per le edizioni di Città del Messico, nel 1951, e di Lisbona nel 1958. Lì Maria indossava abiti sfarzosi, al cui confronto questi qui esposti appaiono obsoleti e non adatti alla sua corporatura (alta 171 cm, all'epoca pesava più di 90 chili). Tra gli addetti ai lavori questo garbuglio è noto e non dovrebbe sfuggire a chi gestisce tali eventi.
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