Gli amici sconvolti: «Luca è stato tutta la sera alle griglie con noi»

SAONARA. La casa di via Sabbioncello dove Luca Dainese viveva con la moglie e le due figlie è immersa in un profondo silenzio: solo due persone, i suoceri, si muovono tra il porticato e il giardino, parlando sottovoce. Nessuno però in questo momento così atroce se la sente di dire qualche parola.
La moglie Elena Carraro rimane in ospedale a Padova al capezzale della figlia tredicenne, ferita ma fortunatamente non in pericolo di vita; Luca Dainese ha lasciato anche un'altra figliola, di appena otto anni, il padre Carlo, la madre e inoltre il fratello Massimo e le sorelle Monica, Sandra e Mariella. Contro la famiglia Dainese, conosciutissima a Saonara per la sua lunga attività nel settore del florovivaismo, tramandata di padre in figlio, il destino si è accanito in maniera crudele: un anno fa, il giorno di Ferragosto, era morta Monica Lazzaro, cognata di Luca e giovane mamma, stroncata da una malattia che non le ha lasciato scampo. Il ricordo di Luca Dainese, della sua schiettezza e generosità, è ben vivo anche fra i numerosi operai, perlopiù stranieri, che lavorano nei vivai. Un giovane magrebino, amico di Luca, ha appena ricevuto la notizia: «No, non posso credere» ripete sbalordito «Lo stavo aspettando stamattina e mi chiedevo perché non arrivava. Davvero non sappiamo cosa ci succederà domani». Di colpo si mette in ginocchio, in atto di raccoglimento, e lo si ode mormorare una frase in arabo, certo una preghiera, perché si percepisce con chiarezza la parola "Allah".

Lo stesso silenzio irreale che grava sulla casa dei Dainese avvolge i gazebo della sagra di Saonara, dove solitamente in queste giornate l'attività ferve sin dal mattino. La notizia della scomparsa di Luca Dainese ha colpito come un pugno nello stomaco i volontari che avevano lavorato con lui tra le griglie e i tavoli sino a pochi minuti prima del tragico schianto. «È rimasto con noi fino a tardi, ma non sembrava particolarmente stanco, né pareva accusare malesseri» ricorda commosso Rossano Sanavia, coordinatore della sagra e fraterno amico di Luca «Gli ho scattato una foto in sella alla sua moto pochi istanti prima che si allontanasse: era sereno e sorridente, come sempre. Poco dopo ho sentito le sirene delle ambulanze, ma non potevo credere che arrivassero per lui. La sua generosità e disponibilità nel lavoro della sagra erano immense; lo sentivo un po' come il mio angelo custode».
Per ricordare Luca i volontari lavoreranno nei prossimi giorni con un nastrino nero appuntato al petto; ieri sera alle 22,30 le musiche e gli spettacoli della sagra hanno taciuto per alcuni minuti di raccoglimento, seguiti dalle note della canzone "Voglio vivere" dei Nomadi. La tradizionale cena dei volontari, mercoledì 17, verrà sostituita da una messa di suffragio.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova