Greggio ce la fa, ce la fa... non ce la fa
Il suo Box office 3D ieri ha inaugurato la Sala Grande restaurata

Ezio Greggio con Anna Falchi Sopra: Giorgia Wurth
VENEZIA.
Per dirla alla Greggio, il suo film «Box office 3D. Il film dei film» ce la fa, ce la fa... non ce la fa! Scelto per inaugurare la Sala Grande restaurata, la pellicola scritta diretta e interpretata dal mezzo busto di «Striscia la notizia» è una parodia claudicante del cinema hollywoodiano, infarcita di luoghi comuni tipicamente italici. Il tutto in versione 3D con tanto di occhialetti rossi stereoscopici che tuttavia non riescono a far emergere il film da un piattume imbarazzante. Sì, perché «Box Office» fa ridere davvero poco. Eppure Müller dice di essersi sbellicato alla prima proiezione del film, il che fa nascere grossi dubbi sul suo senso dell'umorismo. Non è un caso che il direttore della Mostra si sia premurato di ricordare all'infinito che il film di Greggio è stato programmato in «preapertura straordinaria»: con quel «pre» e quell'aggettivo, Muller ha, più o meno consapevolmente, preso le distanze da un film che è servito da test tecnico per battezzare la nuova sala. Sulla trama, c'è poco da dire: il film è una carrellata di micro-storie che scimmiottano i titoli americani più famosi e la mania dei sequel. Da «Il codice Teomondo Scrofalo» che, rivangando l'asta tosta del «Drive in», ruota intorno al furto del famoso quadro «Giocondo» alla parodia de «Il gladiatore», schiavo della moglie più che dell'arena, fino a «Herry Sfotter», maghetto ormai 50enne che non ne può più di stare a scuola con Ronf (Antonello Fassari) ed Ermiona (una giunonica Anna Falchi). Tra le sue tette valorizzate dal 3D (anche se, francamente, non ce n'era bisogno), un «Ma mi faccia il piacere» ed altre battute nel dialetto greggese stretto, «Box Office» si diverte a giocare con i titoli («Corri fast che questi son furios», «Zoppo», imitazione di Zorro, ma con caviglia slogata, «Viagratar», ambientato sul pianeta di Panduro» dove si trova la spezia «viagrina fottens») e si chiude con inno alla risata (Greggio e la «Lollo» in parata su una Chevrolet), un po' per non prendersi troppo sul serio (e ci mancherebbe) un po' per uscire indenne dalle critiche. Siamo dell'opinione che la Sala grande meritava un battesimo migliore. Ma in fondo era solo la preapertura straordinaria.
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