Guerriglia sullo ius soli a Padova: "Scontri premeditati"

PADOVA. Fasci contro Compagni nelle piazze cittadine. Il centro blindato dalla polizia costretta a contenere le intemperanze dei manifestanti.
È un tema delicato come quello dello ius soli a resuscitare l’ultradestra veneta, presente lunedì sera a Padova con quasi 300 militanti.
Al colpo di reni di Forza Nuova e Veneto Fronte Skinhead hanno risposto i movimenti antagonisti, veloci a trovare subito una convergenza tra le varie anime storicamente divise e divisive.
Così i centri sociali del Nordest mettono una bandierina sulla mappa dell’Italia per dire che no, a Padova le manifestazioni fasciste non passano. Non senza scontri.
Era così 40 anni fa, lo è anche oggi. Solo che oggi ci sono i social network a complicare le cose.
La diretta Facebook di Forza Nuova Padova ha fatto uscire di senno Pedro, Gramigna e Bios Lab. In massa si sono armati di scudi e bastoni per l’assalto ai neri. Ed è scoppiato il finimondo. Il bilancio finale parla di due manifestanti del Pedro arrestati (Giò Clemente, 29 anni, di Padova e Eva Giora, 23 anni, di Fossò), un altro del Rivolta denunciato (Alberto Marsigli, 23 anni), sei poliziotti feriti (con prognosi dai 3 ai 25 giorni) e un mare di polemiche.
Cortei negati I primi a muoversi erano stati i responsabili di Forza Nuova, chiedendo l’autorizzazione per un corteo da piazza Mazzini a piazza Garibaldi. Dopo aver fiutato nell’aria la possibile manifestazione dell’ultradestra, anche i centri sociali hanno chiesto di poter organizzare un corteo. Di fronte al rischio di un possibile contatto tra i due gruppi il questore Gianfranco Bernabei ha deciso di autorizzare le manifestazioni ma solo in forma statica. Nessun corteo. Forza Nuova in piazza Antenore, i centri sociali in piazza Insurrezione.
Parcheggio in piazza Rabin Unico punto debole dell’imponente dispositivo di sicurezza che ha visto in campo 130 tra poliziotti e carabinieri, la scelta del parcheggio di piazza Rabin come luogo in cui radunare Forza Nuova e Veneto Fronte Skinhead. Una volta parcheggiati auto e pullman i militanti di estrema destra hanno iniziato una lunga camminata tra Prato della Valle e le riviere per risalire verso piazza Antenore, luogo deputato allo svolgimento del sit-in. Nell’ultimo tratto di riviera Tito Livio hanno impugnato le bandiere, srotolato gli striscioni, intonato i cori ma soprattutto hanno avviato la diretta Facebook. A qualche isolato di distanza c’erano gli antagonisti che, smartphone alla mano, controllavano la situazione. Hanno visto il corteo ed è iniziata la rivolta.
Avanzata con caschi e scudi In un furgone dei loro parcheggiato poco distante hanno preso scudi in plexiglass rinforzati con metallo, caschi e bombe carta. Dopo una rapida e nervosa trattativa con i responsabili dell’ordine pubblico di quel quadrante hanno preteso di muoversi verso il centro. In 150 hanno marciato prima su piazza dei Signori, poi su piazza delle Erbe. E da lì dritti verso piazza Antenore. A quel punto la polizia è dovuta intervenire con forza per evitare il contatto tra i due gruppi. Sono volate manganellate, sampietrini, bombe carta, bulloni. Un sostituto commissario si è ferito dopo che gli è esplosa sulla schiena una bomba carta. A un agente della Scientifica è finito un sampietrino sul piede. Botti e grida tra i tavolini dei locali che si affacciano sulle piazze. Si è rischiato un disastro in stile Torino.
«Attacco preordinato» Dopo la “battaglia” di piazza delle Erbe la Questura ha diramato una nota ufficiale: «L’attacco è apparso accuratamente preordinato dal momento che sul furgone che apriva il corteo dei militanti di estrema sinistra erano, fin da principio, caricati sofisticati “scudi” in plexiglass rinforzati da bordi in metallo e robuste maniglie, caschi, petardi, bombe carta, fumogeni».
Input a livello nazionale Il tema è nazionale e la cronaca di queste ultime settimane racconta di scontri in molte città d’Italia: Milano, Salerno, Roma, Modena, Bologna. L’input a livello centrale nella galassia dei centri sociali è di non lasciar passare nessuna manifestazione delle destre contro lo ius soli. Per chi sventola il vessillo di Che Guevara questa è la madre di tutte le battaglie. O più semplicemente nuova linfa vitale.
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