Hayez, capolavori del Romanticismo senza retorica

Dai ritratti ai nudi, ai temi storici e mitologici l’esposizione di Milano conquista il pubblico

I celeberrimi ritratti come quello del Manzoni o della Principessa Belgiojoso, le opere di ispirazione storica, sacra o mitologica, le suggestioni orientaliste, i meravigliosi e sensuali nudi femminili: i capolavori di Francesco Hayez, tra i protagonisti del romanticismo pittorico italiano ed europeo, sono protagonisti fino al 21 febbraio a Milano di una grande mostra alle Gallerie d’Italia. Aperta il 6 novembre, sta riscuotendo un eccezionale successo di pubblico.

Esposte circa 120 opere provenienti dalle maggiori collezioni, pubbliche e private, con numerose novità, a partire dal Bacio, dipinto-icona dell’arte di tutti i tempi, qui presente per la prima volta nelle tre versioni realizzate dal maestro ottocentesco, e dalle lunette affrescate destinate all’ufficio della Borsa di Venezia, a Palazzo Ducale, mai viste in pubblico. Il curatore della rassegna Fernando Mazzocca, sottolineando come Hayez fosse diventato, nel corso della sua lunga attività, proprio a Milano il protagonista assoluto delle arti. Eppure nasce a Venezia, da padre francese, e solo a 30 anni, già famoso (e pupillo del Canova), si stabilisce nella capitale del Regno Lombardo-Veneto, dove diviene il maggiore interprete delle inquietudini del Risorgimento e, con Manzoni e Verdi, contribuisce a costruire l’unità culturale del paese, ancora prima che questa diventi politica. Morto a 91 anni, ha attraversato praticamente un secolo di pittura e quindi ha assistito a molti cambiamenti del gusto, senza mai cedere nello stile, e piuttosto affinando ispirazione e tecnica e cimentandosi nei più diversi generi.

Per “Hayez”, Mazzocca, supportato dal coordinamento di Gianfranco Brunelli, ha messo a punto una selezione ambiziosa e puntuale di opere capitali, in grado di restituire la reale cifra dell’artista, ideatore di un Romanticismo «ancora oggi attuale perché mai retorico, neanche nelle grandi tele di ispirazione storica». Il suo era un linguaggio in cui l’Italia poteva riconoscersi e lo fece, consacrandolo da subito il cantore della bellezza, dell’amore e dei valori risorgimentali, di sentimenti universali di cui la sua opera intera è intrisa.

Il percorso espositivo, che affianca alle grandi tele, alle tavole, ai disegni anche le opere di Antonio Canova e del suo seguace Vincenzo Vela, destinato a diventare il maggiore interprete del Romanticismo in scultura, si sviluppa per temi e cronologicamente, cadenzato dai famosi autoritratti di Hayez. Particolare rilievo hanno le tematiche elaborate dall’artista in chiave di allegorie moderne. Ecco quindi la Malinconia, la Meditazione o il celeberrimo Bacio, uno dei dipinti più riprodotti dell’intera storia dell'arte. Non mancano le opere di carattere storico, come quelle della collezione Fondazione Cariplo, vale a dire “La morte di Abradate” (1813), “Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima crociata” e “Valenza Gradenigo davanti agli inquisitori”, entrambi del 1835, e “L’ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia” noto come “I due Foscari” dipinto tra il 1838 e il1840.

In mostra, dipinti mai visti o non più esposti dall’800. Tra questi, dieci lunette che facevano parte di un ciclo di affreschi realizzato nel 1819 per decorare l’ufficio della Borsa di Venezia, a Palazzo Ducale. L’insieme, che aveva suscitato l’ammirazione di Stendhal nel suo soggiorno a Venezia del 1828, ne contava quattordici, ma quattro sono andate perdute. Le restanti, distaccate e a lungo dimenticate nei depositi di Palazzo Ducale, sono state ora recuperate con un impegnativo restauro realizzato anche con il contributo di Intesa Sanpaolo.

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