"Ho dato io la casa pubblica a quelle persone, ma ora sono scettico sulle possibilità di integrazione"
Parla l’ex sindaco di Piove Lino Conte dopo l'incidente provocato da Paolo Caldaras, il giostraio che viaggiava a 190 all'ora senza patente e ha spezzato le giovani vite di Alex Biasin e Elena Pecin

Lino Conte, l'ex sindaco di Piove
PIOVE DI SACCO. «Ho dato io l'alloggio popolare alla famiglia di Paolo Caldaras, nel 1995: non è stato un regalo ma una assegnazione regolare dell'Ater perché il papà, Roberto Hudorovich, aveva i requisiti di legge ed era primo in graduatoria». A parlare è Lino Conte, oggi capogruppo in consiglio comunale del Partito Democratico, sindaco di Piove di Sacco tra il 1994 e il 1999. L'ex primo cittadino ricorda molto bene quel periodo difficile.
«Quando sono stato eletto sindaco - ricorda Lino Conte - era da poco stato smantellato il campo nomadi del foro boario e in tutto il territorio si erano creati campi abusivi. C'erano insediamenti di nomadi a Sant'Anna, in zona industriale, a Tognana, ad Arzerello e anche nel quartiere della Madonna delle Grazie. Abbiamo affrontato la delicata situazione su più livelli: in varie parti sono stati scavati i fossati per impedire l'accesso ai camper dei nomadi in alcune aree, per lo stesso scopo sono state installate le sbarre all'entrata di piazzali e parcheggi. Con la famiglia Hudorovich Caldaras era iniziato un percorso di integrazione, una sfida difficile - ricorda l'ex sindaco di Piove di Sacco - ma in cui credevo fermamente e che avevo iniziato con entusiasmo. Il capofamiglia all'epoca aveva un reddito, se pur limitato, da una attività di recupero del ferro e arrotino. I bambini andavano a scuola, c'erano verifiche periodiche con il responsabile del settore dei servizi sociali».
«Poi io non ho fatto il sindaco in eterno - aggiunge Conte, allargando le braccia -. Posso dire che con l'esperienza degli anni e uno sguardo disincantato sulla realtà, oggi sono molto più scettico di allora sulla possibilità di integrare veramente queste persone. In quegli anni la presenza dei nomadi in tutta l'area del Piovese era un problema drammatico, una vera e propria emergenza - sottolinea Conte - andava affrontato ed è stato fatto. Ed è quello che bisogna fare adesso. Un problema delicatissimo, ma a cui bisogna dare una risposta. Quanto è accaduto l'altra sera è un atto criminale e credo andrebbero perseguite anche le responsabilità di chi ha permesso che quel ragazzo prendesse un'auto nonostante la patente sospesa».
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