Hudorovic replica «Commercio auto»

MORTISE. «Il terreno di via Bergamini non l’ho comprato dalla famiglia Zecchin, per farne un campo nomadi, dotato di trenta roulotte. Da sempre sono un onesto commerciante di auto usate. Su quell’area, che è di soli 300 metri quadri e non 1.500, vorrei solo realizzare una piattaforma asfaltata, dove sistemare, nella fase della compravendita, un po’ di vetture. Chi mi accusa non è ben informato. Sul mio conto stanno raccontando solo falsità». A parlare così è Zoran Hudorovich, papà di Isacco, che ci tiene a precisare che è nato a Piove di Sacco, abita a Vigodarzere in una casa normale, è cittadino italiano e non ha niente da spartire con i nomadi che vivono nelle “baracche” di via Bassette.
E sulla vicenda ha preso posizione anche l’Opera Nomadi. «Ancora una volta siamo davanti al solito teatrino» firmala responsabile, Renata Paolucci, «messo in scena dai residenti e da un amministratore di palazzo Moroni. I nomadi, che non sono tutti uguali, hanno doveri, ma anche diritti sanciti dalla Costituzione. Basta con questo tipo di razzismo strisciante e di xenofobia. Anche tra i nomadi di via Bassette ci sono persone che lavorano e che portano i figli a scuola».
Nel dibattito interviene anche Paolo Benvegnù. «Ci sono nomadi e nomadi» osserva l’esponente di Rifondazione Comunista, «Lo sanno in municipio che la maggioranza è formata da cittadini nati e cresciuti in Italia?». Ben diversa la risposta di Michele Russi, capogruppo del Pdl nel CdQ3: «L’Opera Nomadi racconta la stessa storia da trent’anni. Slogan schematici e premesse culturali che non stanno né in cielo e né in terra. Perché la signora Paolucci non va a parlare, a quattr’occhi, con i residenti di Mortise, che subiscono furti ogni giorno e vengono molestati continuamente anche dai nomadi di via Bassette e, naturalmente, non vogliono che aprano un altro campo sotto le loro finestre? Sono convinto che la prenderebbero a scopate».(f.pad.)
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