I braccianti non si trovano più, le aziende lanciano l’allarme

MONTAGNANA. Decreto flussi, sono solo 80 operai agricoli assegnati a Padova a fronte delle 300 domande. Per il presidente provinciale di Confagricoltura, Michele Barbetta, questa mancanza porta a un doppio rischio: la mancanza di manodopera nelle aziende e lo spazio al lavoro irregolare.
Le raccolte stagionali della frutta e della verdura cominciano nella nostra provincia, e in particolare nella Bassa padovana, nel segno della carenza di manodopera. Il decreto flussi, pubblicato il 9 aprile scorso, ha autorizzato l’ingresso in Italia di un numero limitato di braccianti di provenienza extracomunitaria, tanto che le aziende lamentano una grossa difficoltà a trovare organico per le raccolte.
La domanda delle aziende padovane era di almeno 300 lavoratori, l’ok è arrivato solo per 80. A Padova, nello specifico, il Ministero dell’Interno ha assegnato 60 quote per il lavoro stagionale e 20 per il lavoro stagionale pluriennale (cioè stagionali che tornano ogni anno a fare le raccolte).
I posti per i lavoratori stagionali riguardano i cittadini appartenenti a 28 nazionalità: lavoratori che arrivano da Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, ma anche Corea, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Macedonia, Filippine e molti altri Stati di Africa, Asia ed Est Europa.
«Il numero è insufficiente per coprire le necessità di braccianti nei campi della provincia di Padova in vista delle raccolte in arrivo: ciliegie, pesche, albicocche, meloni e successivamente uva, mele, pere e kiwi», è l’allarme lanciato da Confagricoltura.
Rincara la dose il presidente Barbetta: «Confagricoltura è impegnata nell’informazione e nell’assistenza alle proprie aziende per prevenire le situazioni di irregolarità e di caporalato. Va però sottolineato che il fabbisogno rilevante di manodopera stagionale, tipico del settore agricolo, non rende facile il normale reperimento di lavoratori. Due sono i problemi che dovrebbero essere meglio affrontati dalla pubblica amministrazione. Il primo riguarda il reperimento dei lavoratori. Purtroppo le quote assegnate non sono sufficienti e la modalità di richiesta lascia molto a desiderare. L’accesso alle quote d’ingresso di lavoratori extracomunitari mediante il cosiddetto “click day” presenta molti limiti, che abbiamo abbondantemente sperimentato. A nostro avviso va data una risposta concreta alle aziende agricole che chiedono lavoratori per le proprie attività, altrimenti si dà spazio al ricorso al lavoro non regolare».
L’altro problema è «la necessità di una maggiore collaborazione tra noi, associazioni datoriali che assistono le imprese agricole, e la pubblica amministrazione, per un’adeguata verifica della regolarità delle società cooperative che offrono lavoro in agricoltura, specie nell’appalto di servizi. Spesso si tratta di soggetti opachi, privi di referenze affidabili e non in possesso di certificazioni, in quanto spesso sono di recente costituzione».
Chiude Barbetta: «Chiediamo più stretta collaborazione con le autorità pubbliche sulla verifica di tali soggetti, in quanto può essere utile per isolare dal mercato del lavoro e dei servizi in agricoltura elementi che operano nell’illegalità». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova